La Lega è pronta a tagliare il trasferimento di fondi ai comuni che ospiteranno altri migranti sul proprio territorio. L’annuncio, partito dal governatore della Lombardia Roberto Maroni, è stato accolto da tutto il carroccio, con in testa il solito Matteo Salvini. D’accordo anche il presidente del veneto Luca Zaia e il ligure Giovanni Toti. Renzi invoca il “buon senso” e promette incentivi ai comuni che accolgono.

Non un passo indietro sull’intenzione di procedere al taglio dei fondi destinati ai comuni lombardi. “Taglieremo i fondi ai comuni che accolgono i migranti”, aveva dichiarato il presidente della regione Lombardia Roberto Maroni, seguito a stretto giro dal collega veneto Luca Zaia e dal leader del carroccio Matteo Salvini. Della stessa linea, seppur con toni più miti, il neogovernatore ligure Giovanni Toti.

Lo stop di Matteo Renzi, dal G7 a Garmish, in Germania, non si è fatto attendere, come neanche le critiche del ministro dell’Interno Alfano. Il premier ha prima invitato Lega e governatori al “buon senso” e poi ferito il colpo: incentivi e non tagli ai comuni che accolgono. Critici anche Fondazione Migrantes (Cei) la presidente della Camera Boldrini e Sergio Chiamparino.

Dalle prefetture, intanto, fanno sapere che ci si atterrà a quanto disposto dal governo: ancora ”nessuna lettera o indicazione – rivela il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca – sono vicende di carattere politico che non spetta al prefetto valutare”.

Maroni fa sapere di aver dato mandato al suo assessore all’economia Garvaglia sul piano di decurtamento dei fondi. “Le parole del presidente Maroni – ha commentato l’assessore – sono ovvie e logiche”. Meno ovvia è invece l’origine dei fondi di cui parla lo stesso governatore lombardo. “Bisognerebbe capire che origine hanno i fondi di cui parla Maroni, se sono suoi, come dice, o no”, spiega ai nostri microfoni Giorgio Grappi del Coordinamento Migranti – c‘è un’evidente gara a rincorrere la visibilità di Salvini. Se qualcuno si era illuso che Maroni fosse una persona più ragionevole, in questo momento ha visto la vera caratura del personaggio”.

I numeri però, parlano chiaro. Tra Sicilia e Lazio vengono ospitati più di un terzo dei migranti giunti in Italia. Si tratta di circa 25mila persone nelle diverse strutture di accoglienza temporanea.  “Non c’è un peso eccezionale sulle regioni del nord”, dichiara a questo proposito Grappi. Tra Lombardia (9%), Veneto (4%) e Liguria (2%), i migranti ospitati sono meno che nella sola Sicilia.

Ancora una volta, però, dal dibattito sulle migrazioni scompaiono i soggetti della vicenda: “i migranti e le migranti sono i protagonisti di questa vicenda – spiega ancora Grappi – ma parliamo anche di milioni di uomini e donne che già vivono qui, in Italia e in Europa, e che sono stati cancellati da questo dibattito”.

Il tema delle migrazioni è stato in questi anni lasciato nelle mani delle destre politiche, dei governi e delle tecnocrazie. Renzi, a parte essersi dichiarato favorevole al bombardamento dei barconi sulle coste libiche, non mi sembra che abbia una grande iniziativa. La sua rottamazione si ferma nell’adesione al pensiero mainstream europeo: lo è sul debito, lo è sull’austerity ma anche su questo tema”, ragiona Grappi.

Sabato a Bologna scenderanno in piazza i migranti che vivono in Emilia Romagna, per una manifestazione la cui chiamata è arrivata ben prima delle recenti polemiche. Perché, spiega Grappi, polemiche e sparate politiche a parte, “sulle questioni dell’accoglienza e dell’asilo politico, è razzismo istituzionale”.