In occasione della Giornata della Memoria Arcilesbica prepara una serie d’iniziative volte alla conoscenza della storia dell’omosessualità femminile e per combattere l’omofobia, cugina politically correct del nazifascismo.

Questo è quello che emerge dal libro “Resistenze lesbiche nell’Europa nazifascista” , in cui tramite le testimonianze si ripercorrono le storie di resistenza di quelle donne che hanno combattutto non soltanto i totalitarismi ma anche contro i pregiudizi della società, sia democratica che totalitaria.

A cura di Paola Guazzo, Ines Rieder, Vincenza Scuderi, edizioni Ombre corte, il testo ha ispirato anche lo spettacolo teatrale “Der Puff”, di Francesca Falchi, in scena a Bologna presso il Cassero, dal 24 gennaio.

Inoltre proprio nella data del Giorno della Memoria, il 27 gennaio, in Piazza Re Enzo dalle 11,00 alle 13,00, prenderà vita Memorie delle Identità Cancellate, un’iniziativa organizzata da arcilesbica per ricordare tutte le vittime del nazismo, in particolare le donne omossessuali, considerate “asociali”, ovvero al di fuori dei canoni sociali normalizzanti della società corrente. “Considerate asociali perché eversive rispetto al ruolo tradizionale della donna, costrette a subire indicibili violenze a scopo “correttivo”, l’identità delle lesbiche, che si sottraevano al loro compito di essere mogli e madri, doveva essere negata, negata a tal punto che un prigioniero qualunque all’interno dei campi non le avrebbe mai riconosciute in quanto lesbiche. Erano invece asociali. Perché avevano osato, scegliendo una donna, mettere in discussione e sottrarsi alla cultura dominante del maschio padrone e padre, del fiero guerriero. Avevano osato, scegliendo una donna, rovesciare l’ordine etero sessista della razza pura” si legge nel comunicato di Arcilesbica per la manifestazione di domenica prossima.

Addirittura, in Italia, la non previsione legislativa del reato di omosessualità da parte del Codice Rocco voleva negare un’esistenza troppo vergognosa per essere disciplinata dalla legge.
E in Germania il Paragrafo 175 puniva fortemente l’omosessualità maschile, ma considerava poco pericolosa, non così socialmente rilevante, quella femminile. Da qui la diversa categorizzazione punitiva.

Eccezione fatta per l’Austria che con il Paragrafo 129 puniva indistintamente la “fornicazione innaturale”, includendo in questo reato anche il lesbismo, l’esistenza e l’identità delle donne lesbiche non venivano nemmeno riconosciute legalmente, non meritavano di essere contemplate e menzionate nella legislazione nazifascista: prevedere il reato di lesbismo implicava riconoscerne l’esistenza.

“Il nostro compito oggi è quello di recuperare la nostra memoria storica e dare ad essa visibilità per fare in modo che le lotte di chi allora ha vissuto l’inferno siano inserite nelle nostre attuali e non ancora concluse battaglie” conclude Arcilesbica.