In attesa della trasmissione dedicata al Todays festival, prevista per sabato 7 settembre (h16.15), Afternoon Tunes vi racconta ciò che più ci ha emozionato della V edizione del festival torinese.

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Dopo la data dell’anno scorso, dove i Mogwai hanno sostituito i My Bloody Velentine all’ultimo momento, abbiamo deciso di partecipare a tutti i e tre giorni del festival. Complice una line up molto coinvolgente che spaziava tra i diversi generi, senza stonature e un’organizzazione degna dei più prestigiosi festival europei.

Un nome, un programma: Bob Mould. A lui spetta il compito di aprire la giornata di venerdì, a nostro avviso la più densa. Bob, ex chitarrista degli Husker Du, ex Sugar, si presenta da solo. Molti sono stupiti dall’assenza della band, tuttavia ciò che ne esce è un concerto elettrico, one man guitar, estramamente lo-fi, che viene proposto tutto d’un fiato. Diciassette canzoni dove i pezzi dell’ultimo album hanno la peggio sulle sue vecchie glorie, per la gioia di tutti i brizzolati davanti al palco.

Tempo di portare via dal palco l’ampli di Bob e gli americani Deerhunter appaiono sul palco. Vista la presenza di tutta la band il suono si fa più corposo e per quel che riguarda la scaletta il discorso è inverso rispetto a Mr Mould. Sono infatti le tracce della loro ultima fatica Why Hasn’t Everything Already Disappeared? ad avere la meglio, un album molto riuscito che spazia dal pop alla psichedelia con lunghi periodi strumentali. Sicuramenti molto ipnotici.

Jason Pierce è stato molto criticato dalla stampa musicale per aver composto il suo ultimo lavoro con l’aiuto di un pc. Una scelta penalizzante anche se il risultato è piacevole. Il Todays festival ci offre la possibilità di ascoltare And Nothing Hurt con una band composta da tre chitarre, basso, tastiere e tre coriste. Ne esce un concerto toccante, dove la debole voce di Mr Spaceman viene interrotta da vere e proprie esplosioni sonore condite da noise rock. Forse il concerto che ho apprezzato di più.

Chissà se gli Spiritualized hanno ‘rosicato’ per aver suonato prima dei Ride? Come popolarità siamo lì. Tuttavia il gruppo di Oxford sta avendo un successo più che meritato. Osannati in UK, ci offrono uno show degno di nota dove le tracce dell’ultimo lavoro This is not a safe place si alternano al loro capolavoro degli anni 90: Nowhere. Ne esce un suono compatto composto da una voce decisamente brit pop, un basso martellante alla Peter Hook, una batteria decisa ed una chitarra che a volte spazia nelle note shoegaze.

Come accennato il Todays ha accontentato un po’ tutti, quindi il secondo giorno lo Spazio 211 è popolato da gente più giovane, vista la presenza di Hozier come headliner. Essendo io “un vecchio pestone” ho decisamente fatto fatica a capire Adam Naas e One True Pairing, quindi mi concentrerò sull’esibizione dei LOW. Visti numerose volte, devo dire che la band capitanata da Alan Sparhawk e Mimi Parker difficilmente stanca. L’ultimo lavoro Double Negative ha segnato una svolta molto apprezzata dalla critica, con più note elettroniche e meno folk. Una rumorosissima Do you know how to waltz? ha decisamente ipnotizzato giovani e vecchi presenti alla seconda giornata del Todays.

L’irlandese Hozier gode di un successo planetario, e i brizzolati lasciano il posto ai giovani stregati da questo astro nascente. Lo show più che irlandese sembra molto american style con la presenza di una squadra di calcio sul palco. Dopo aver ascoltato Damien Rice, se vogliamo più intimo, e Glen Hansard, suo compaesano, lo stile di Hozier non mi sembra nulla di nuovo ma capisco che possa piacere, soprattutto alle nuove generazioni.

La giornata di domenica è decisamente la più lunga considerando l’orario degli Sleaford Mods, previsti allle ore 16.00, (entrata libera al Parco Peccei) e quello del tedesco Nils Frahm che suona a mezzanotte nello spazio Incet. Con il sole che penetra tra lo scheletro di una struttura industriale Jason Williamson e Andrew Fearn salgono sul mini stage. Penso sia il posto giusto per il gruppo giusto. Andrew Fearn fa partire la base mentre Jason Williamson, vero e proprio showman, non le manda a dire a nessuno. Coinvolgenti più che mai hanno saputo divertire con le tracce dell’ultimo Eton Alive alternate all’ep Sleaford Mods (una memorabile Stick in a five and go) con delle chicche del passato come la mitica Jobseeker, dedicata a tutti coloro che sono alle prese con l’ufficio di collocamento.

Abbandonato il suono elettro-rap-punk degli Sleaford Mods è decisamente dura affiancarsi alla disco degli australiani Parcels, ma ci proviamo. Anche qui sono le nuove generazioni a tenere alta la bandiera e devo dire che trovo strano per dei ragazzi autraliani, poco più che ventenni, proporre un suono così radicato negli anni 80.

Successivamente è la volta dei Balthazar, già presenti a luglio per Firenze rocks nella data dei Cure. Siamo decisamente in territori pop con venature malinconiche. Propongono uno show accattivante capace di farti muovere la gamba e di tenere il tempo, lontani dalle danze dei Parcels.

Johnny Fuckin Marr. Non solo acclamato dalla critica ma definito da molti artisti come fonte di ispirazione per una chitarra che non eccelle per gli assoli quanto per dei riff memorabili. Così il suo lavoro da ‘solo’ Call the comet cede il passo a vere e proprie chicche dell’epoca Smiths: Bigmouth Strikes Again, How Soon Is Now? This Charming Man,There Is a Light That Never Goes Out. Memore di un Benicassim dove ricordo di aver visto Morrissey posso dire che le canzoni degli Smiths sono più coinvolgenti se cantate e suonate da John Marr.

Leggo ora, surfando su internet, che Jarvis Cocker, leader degli indimenticati Pulp, è anche presentatore. Ebbene ora il suo show Jarv is mi è molto più chiaro. Più nella veste di showman che di cantante, il leader dei Pulp intrattiene il pubblico per 90 minuti. Intervista le prime file su vari argomenti e propone uno show fatto di musica ma anche di molte parole. Forse un Nick Cave sotto ecstasy.

L’ultimo concerto è una vera e propria coccola. Nils Frahm è l’artista che chiude questa V edizione, direi ben riuscita, del Todays. Un mago delle tastiere, ma non solo. Sinth, piano a coda, tastiere verticali, l’artista tedesco si giostra tra tasti e cursori senza sosta. Gocce di sudore cadono sulla tastiera ma Nils non si risparmia. Ne esce un concerto mozzafiato, dirò pure commovente per la dedizione e l’umiltà che traspare dal musicista. Elettro berlinese a tratti e solo di piano a volte.

Un applauso dunque a tutti gli artisti e all’organizzazione per il coraggio di dare spazio alla musica di qualità, tenendo un profilo basso, come Nils insegna.