La grande maratona del sabato offre tanti spunti di interesse e ripaga le aspettative del pubblico

La lunga giornata inizia con Briggan Krause “The art of saxophone”, un musicista che da tempo sperimenta lo strumento sfruttando tutte le possibilita possibili. L“esibizione pero` non si e` limitata a utilizzare al massimo ogni timbrica, ogni ottava potenziale dellö strumento, ma ha saputo anche dimostrare  una capacita`creativa emozionale importante  pur in un campo cosi`a rischio “tecnicismo”. Krause ha smontato, non solo metaforicamente, il sax per ricostruire un percorso narrativo per strumento solo.

A seguire, sempre nello spazio Nexus, quattro veterani della musica di ricerca;  parliamo infatti di Silvye Courvoisier al pianoforte, Mark Feldman al violino, Ike Mori al computer ed  Evan Parker al sax soprano: quattro maestri ampiamente gia´celebrati oggi qui  riuniti dopo un`incisione discografica. Sicuramente tra la Courvoisier e Feldman esiste da tempo una collaborazione intensa che ne garantisce

l` interplay piu` assoluto, ma a questi due musicisti si aggiungono le incursioni elettroniche della Mori e, come sempre, la completa ed eterna auorefenzialita´di Parker. Cosi` all` ínterno della piu`classica improvvisazione radicale emergono momenti di narrazione lirica, in particolare generati dalla tastiera e dal violino ed incalzati dalla Mori. In questo contesto si impongono le classiche sequenze che hanno reso Parker un mito nella musica improvvisata.

Dall` altra parte dell`universo creativo invece appare  Sinikka Langeland con la sua “The Magical Forest“. La formazione  (Sinikka Langeland – kantele, vocals ,Trygve Seim – soprano und tenor saxophones Arve Henriksen – trumpet , Anders Jormin – double bass ,Markku Ounaskari – drums, percussion) descrive una musica serena, fatta di canzoni intonate dalla voce e “dall`arpa da tavolo” della  Langeland e ben eseguite dal gruppo. La foresta magica viene descritta con grabo e delicatezza e diventa un gradevole ascolto per il pubblico.

Cambiamo assolutamente scena musicale ma rimaniamo in Norvegia con “Avant-Garde Party Music”  dei Cortex (Thomas Johannson – trumpet , Kristoffer Berre Alberts – saxophone ,Ola Hoyer – bass , Paal Nilssen – Love – drums).

La musica e´quella post colemaniana, filtrata dalle avanguardie newyorkesi e nidificatasi in Scandinavia. Forse c`è qualche tratto precedente nei temi esposti, quasi un accenno ai Jazz Messenger, mentre nel tenore di  Berre Alberts risuona anche la tragica epos di Albert Ayler. Tutto

e´possibile con l` Avant-Garde Party Music, tanto piu´se a sorreggere le invenzioni del gruppo troviamo una certezza ritmica come quella fornita da Paal Nilssen – Love alla batteria e da un bassista come Hoyer, un altro figlioccio della grande scuola di Palle Danielsson. Non sfigura certamente nel mazzo la tromba di  Thomas Johannson che probabilmente e` “primus inter pares” nella formazione.

Da notare come la rappresentanza norvegese sia ampiamente presente in questo festival: in questi anni quella scena dei fiordi e´diventata quasi un copyright musicale, se la Svezia e`patria dei gialli, la Norvegia si e`conquistata la palma della nuova muisca europea.

Un intelligente regia del festival pone nel pomeriggio di sabato un momento di musica-teatro affidata alla bravura ed alla  intelligenza di Michael Riessler (clarinetto basso) con l`attore Hartmunt Stanke sui testi di Harry Lachner . Completano la formazione Enrico Melozzi – cello, Lucas Vezirian – e-bass  e Lorenzo Riessler – midi drums (figlio d`arte).

Per onesta´di report confessiamo che la nostra opinione non puo`che essere del tutto parziale, vista la carenza  assoluta di conoscenza della lingua tedesca. Ci limitiamo percio`a considerare il rapporto voce-strumenti, l` íntensita`drammatica del set e, in particolare, la qualita´della musica presentata. Siamo ancora una volta allora ad elogiare Michael Riessler, musicista che sa legare una notevolissima capacita`strumentale ad una concezione profonda del proprio ruolo d` intellettuale, condizione questa che gli permette di produrre tanti progetti di alta qualita`in contesti del tutto differenti.

Non poteva mancare in un grande festival l´appuntamento con il modern jazz, qui ben rappresentato dal Brian Marsella Trio  nel Buer: The Book of Angels Vol. 31”  (Brian Marsella – piano , Trevor Dunn – bass , Kenny Wollesen – drums ). La musica presentata si mostra capace di superare i rischi del déjàvu di una maniera fin troppo frequentata nel genere, ma invece riesce ad  accorpare in un contesto classico vecchie suasioni come lo staccato tristaniano e piu`recenti modus operanti come la percussivita` tayloriana. Il tutto elaborato con grande maestria dal leader Marsella, che costruisce sequenze di tastiera davvero notevoli. Certamente in questo arduo compito e´ fortemente aiutato dall` ottima ritmica con nomi storici quali Trevor Dunn e Kenny Wollesen, che hanno arricchito l` interplay con intelligenza e grande classe, aggiungendo al sound alcuni preziosismi cammei di elegante fattura.

Ultima segnalazione per àrrivo del ‘Mats Gustafsson’s NU ensemble performing Hidros 8 “Heal”. come sempre dotato di grande energia, di caos apparente, di forte spettacolarita`.

La serata si chiude con un bilancio piu`che positivo e ci si appresta all`ultima giornata di questa rassegna che vuole mantenere il primato tra i festivals europei..