Il pezzo, prodotto da Francesco Bellani e Manuele Fusaroli, racconta dell’amore di Giovane Giovane per i Balcani, e di un’ipotetica osservazione della Sarajevo degli anni ‘90 dal punto di vista di un uomo – realmente conosciuto da Giovane Giovane durante un viaggio in Bosnia nel 2015 – proprietario di una piccola teeria nel centro della città ed ex soldato dell’esercito bosniaco.

Nel corso degli anni Giovane Giovane ha accumulato dentro l’hard disk del proprio Mac Air un gran numero di canzoni prodotte su Logic, di demo registrate tramite l’app Photoboot, e mille abbozzi di ritornelli nella memoria del proprio cellulare. Tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 inizia a buttare giù le idee che poi diventeranno le canzoni del suo primo disco, prodotto da Paolo Arzilli, Manuele Fusaroli e Francesco Bellani nello studio NHQ di Ferrara e nello studio Isastudio di Roma.

Jugoslavija” è l’album uscito il 12 aprile. Si tratta di un’opera prima della quale si può parlare con imperturbabilità senza essere colti dalle distorsioni dovute alla smodata ricerca di un’estetica modaiola ad ogni costo.

Perdoname madre” è il singolo che ha anticipato l’album. L’incipit del brano, e il suo titolo, nascono dal fatto che il protagonista abbia una serie di tatuaggi su braccia e torso – fatti in maniera più che artigianale -, brutti e imprecisi, e lontani dalla propria cultura di provenienza – tatuaggi indiani, simboli tibetani e, appunto, un “Perdoname madre por mi vida loca” sul petto.
La narrazione si dipana quindi in prima persona, in una camminata notturna per la Sarajevo assediata, col buio sputato nel fiume: il protagonista osserva la sua città, e si rivolge poi a sua madre, chiedendole se le case in cui ha abitato sono ancora in piedi, o se nei suoi pensieri siano ormai crollate.“Jugoslavija” è un nome preciso, chirurgico, evocativo ed estetico: l’immaginario contenuto nel semplice titolo dell’esordio di Giovane Giovane dice infatti tanto, non solo sul disco, ma sull’essenza stessa della visione artistica.

Il disco si confronta, anche a livello sonoro, con quelli che possiamo definire i miti d’oggi: i suoni dell’oggi sono coniugati con una struttura e un modo di pensare che riesce a costruire una impalcatura di miti e storia contemporanea. Storia, arte, musica e rappresentazione di un paese come la Jugoslavia che diventa terreno di incontri, scontri, ricordi che probabilmente sono fittizi, o meglio frutto di una visione accesa e realmente strutturata su un concetto, un’idea artistica.

Ileana Caselli

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