Una crescita mondiale del 1000% in sei anni, un fatturato di quasi 7 miliardi che sta scalzando la vendita dei vecchi supporti fisici, milioni di utenti e di brani disponibili. La musica liquida sta rivoluzionando i consumi culturali, ma presenta ancora alcuni limiti e, secondo gli esperti, non soppianterà del tutto i supporti fisici.

Più che la musica in sè, cambia la sua fruizione. È incredibile e sembra innarrestabile l’ascesa della cosiddetta musica liquida: album e brani in formato digitale, che l’utente può ascoltare in assenza di un supporto fisico, come cd o vinili.
Il mercato della musica liquida, intesa sia in download che in streaming, è cresciuto addirittura del 1000% negli ultimi sei anni, raggiungendo un fatturato di 6,9 miliardi di dollari, che le ha consentito quest’anno e per la prima volta di eguagliare le vendite di musica su supporti fisici (46%).

Il download rappresenta ancora la fetta più grossa di mercato, ma si sta facendo prepotentemente strada lo streaming (26%), attraverso software e servizi come Spotify, You Tube, Deezer e simili. Il primo, a pochi anni dalla sua nascita, offre già oltre 20milioni di brani, ascoltati da circa 24milioni di utenti.
Un successo che ha indotto un grande colosso come Apple a presentare un analogo servizio, lanciato qualche giorno fa, con tanto di streaming, playlist e web radio.
Una rivoluzione, dunque, che avviene con velocità diverse nelle differenti aree del mondo. Le vendite di supporti fisici, ad esempio, resistono ancora in Paesi come il Giappone (78%), la Germania (70%), l’Italia (61%) e la Francia (57%).

Quali sono le ragioni di questo successo? I consumi culturali legati alla musica cambieranno quindi in modo irreversibile, dando l’addio alla proprietà fisica della musica? Fila tutto liscio o ci sono ancora problemi nel nuovo sistema di fruizione?
Domande che il nostro Giacomo Guizzardi ha posto a Nicholas David Altea, giornalista di Rumore  ed esperto del tema.
“La grande diffusione di smartphone – spiega Altea – ha fatto sì che, nel bene e nel male, la musica venga ascoltata anche sul cellulare. In questo caso è la soluzione streaming che va per la maggiore, rendendo tutto più facile e più veloce ed avendo accesso ad un archivio pressoché infinito”.

Tra le criticità ancora presenti, sicuramente c’è la questione della banda, che l’ascolto di musica liquida comporta. “In Italia – osserva il giornalista di Rumore – sono ancora poche le compagnie telefoniche che offrono un traffico dati illimitato”.
Vi sono poi ancora problemi legati alla qualità – non tutto ciò che si ascolta è valido quanto la musica su cd – e ai diritti di autore. A questo proposito sono diversi gli artisti che, ad esempio, hanno sfiduciato Spotify, rinunciando a mettere a disposizione i propri brani su quella piattaforma.

Secondo Altea, però, la musica liquida non soppianterà completamente i vecchi supporti. Come è avvenuto per il vinile, che oggi sta vivendo una nuova giovinezza, anche altre modalità rimarranno, magari messe in un angolo per una fetta residuale, ma senza scomparire del tutto. “Anche lo streaming non soppianterà completamente i vecchi consumi – osserva il giornalista di Rumore – Sarà un processo lento, all’interno di uno scenario più ampio dove troveremo sempre qualcuno che avrà piacere ad ascoltarsi un vinile in casa”.