Mentre Veltroni e Orlando si mostrano preoccupati per l’avanzata del neofascismo, a Predappio dal 9 dicembre sarà allestita una mostra sul progetto di museo dei totalitarismi e del fascismo. In #Predappio Toxic Waste Blues Wu Ming 1 spiega ambiguità e rischi del progetto, che sorge nel Comune meta di pellegrinaggi, senza che l’Amministrazione guidata dal renziano Frassineti si preoccupi di cambiare il frame cittadino. Perché porta indotto.

Museo del Fasismo: Wu ming parla dell’opera di Predappio

“Un progetto ambiguo, sciatto e approsimativo dal punto di vista storiografico e museografico e pericoloso per il contesto in cui va a collocarsi”. È categorico lo scrittore Wu Ming 1, storico di formazione, sul progetto di museo dei totalitarismi e del fascismo che l’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco renziano Giorgio Frassineti, vuole realizzare nell’ex Casa del Fascio.
Sul tema Wu Ming 1 ha lavorato per mesi, fino a pubblicare su Giap un’inchiesta intitolata “#Predappio Toxic Waste Blues “.

Nell’inchiesta vengono spiegate le ambiguità e i rischi non dell’idea di un museo, ma di come questo è stato sviluppato, quindi sul come e, soprattutto, sul dove.
Dal prossimo 9 dicembre, nella casa natale di Benito Mussolini, verrà allestita una mostra che serve ad illustrare quello che vorrebbe essere il museo stesso. Il tutto, mentre il sindaco di Ravenna propone di revocare la cittadinanza onoraria al Duce e mentre esponenti nazionali del Pd, come Walter Veltroni e il ministro della Giustizia Andrea Orlando, esprimono preoccupazioni per l’avanzata del neofascismo in Italia.

Il museo di Predappio è come Fico col fascismo al posto del cibo – sostiene Wu Ming 1 – Nella sua recente inchiesta su Fico, pubblicata su Giap, Wolf Bukowski notava diverse analogie tra i due progetti, che del resto sono di matrice renziana. A Predappio la memoria del fascismo verrà spettacolizzata, banalizzata, piena di non detti, come succede a Fico con la filiera alimentare. E in più le scolaresche comandate, sempre come a Fico”.

Wu Ming 1 sottolinea le maggiori critiche a quel progetto arrivano proprio dagli insegnanti, che si sono posti il problema del contesto che l’Amministrazione non si è posta.
Per arrivare al museo, infatti, si dovrà passare davanti ai tanti negozi che vendono gadget fascisti, pieni di inni alla violenza in vetrina. “Se un ragazzo della scolaresca chiedesse di entrare? L’insegnante dovrebbe rifiutare passando per censore e alimentando il gusto del proibito? – si chiede lo scrittore – E se, all’interno del museo, un neofascista interrompesse e contestasse l’insegnante? E se, dopo la visita al museo, gli studenti chiedessero di andare alla tomba del Duce?”.

La collocazione del museo in un luogo di pellegrinaggio di neofascisti, dunque, risulta uno dei punti centrali. Per Wu Ming 1 non si tratta però di confusione che si potrebbe generare, ma di giustapposizione di due cornici narrative, di due frame.
Il punto, secondo lo scrittore, è che il sindaco Frassineti non ha alcuna intenzione di cambiare il contesto, dal momento che sia i negozi con gadget neofascisti, sia i pellegrinaggi di attivisti di estrema destra portano soldi e indotto.
“In occasione della commemorazione della marcia su Roma e del compleanno di Mussolini – osserva Wu Ming – l’Amministrazione emette ordinanze sul traffico e vieta manifestazioni antifasciste per ragioni di ordine pubblico. Sembra quasi che venga steso un tappeto rosso”.

L’operazione, dunque, sembra collocarsi nella retorica post-antifascista, dove il museo risulta un’aggiunta, un’opportunità in più data ai turisti e non un progetto serio inserito in un’altrettanto seria politica di cambiamento di ciò che Predappio è diventata.

ASCOLTA L’INTERVISTA A WU MING 1: