È morto oggi il regista bergamasco Ermanno Olmi. La sua arte si intreccia con gli ultimi sessant’anni della storia italiana, raccontando la poesia e la drammaticità della vita umana nel quotidiano. Il ricordo del nostro esperto di cinema Piero Di Domenico.

È morto all’età di 86 anni il regista Ermanno Olmi, malato da tempo e ricoverato negli ultimi giorni all’ospedale di Asiago. La sua carriera artistica si inquadra per lo più nel mondo del cinema e del documentario, ma lascia anche un’eredità letteraria e narrativa nel libro del 1986 Ragazzo della Bovisa e quelli dell’ultimo decennio Il sentimento della realtà e L’Apocalisse è un lieto fine. Storia della mia vita e del nostro futuro. Olmi tocca l’apice della sua arte nel film L’albero degli zoccoli, che nel 1978 si aggiudica la Palma d’Oro al festival del cinema di Cannes. Un film che la critica ha considerato come la narrazione poetica e nel contempo cruda e realistica della civiltà contadina ed operaia in cui il regista bergamasco era nato.

La sua carriera ha però inizio nel 1953, quando inizia a girare i primi documentari, tra cui La diga sul ghiaccio, Tre fili fino a Milano ed Un metro è lungo cinque, questi dedicati in particolare al racconto dell’umanità impiegata nelle strutture aziendali dell’Edisonvolta, comminete di diversi documentari intorno a questo tema. Ai primi anni ‘50 risale anche il documentario Grigio, che annovera come autore del testo lo scrittore, regista e poeta Pier Paolo Pasolini.

L’esordio nel mondo del cinema ha data 1959 con il lungometraggio Il tempo si è fermato: questa è la storia dell’amicia tra il guardiano di una diga ed uno studente nell’atmosfera isolata e sperduta dell’alta montagna. Le prime attenzioni dal mondo della critica cinematografica arrivano con il film Il Posto e con il successivo I Fidanzati del 1963. Dopo il grande successo degli anni ‘70, si trasferisce da Milano ad Asiago. Il 1982 segna una tappa importante della vita e della carriera di Olmi, dal momento che fonda a Bassano del Grappa la scuola di cinema Ipotesi Cinema ed inaugura la sua collaborazione con la RAI di Paolo Valmarana.

A causa di una grave malattia, Olmi è costretto a rimanere lontano dall’attività cinematografica per alcuni anni. Ritorna alla regia nel 1987: il film di quell’anno Lunga vita alla signora! partecipa al Festival di Venezia e viene primiato con il Leone d’Oro. Prestigioso riconoscimente che Olmi ottiene anche l’anno successivo con la trasposizione cinematografica del racconto di Joseph Roth La Leggenda del Santo Bevitore, frutto della collaborazione del regista con il critico Tullio Kezich. Anche Il segreto del Bosco Vecchio del 1993, in cui Olmi dirige Paolo Villaggio, è tratto da un’opera letteria, ossia l’omonimo romanzo di Dino Buzzati.

Gli anni 2000 sono segnati da ulteriori successi con il film storico Il mestiere delle armi del 2001,  aggiudicatori l’anno successivo bel 9 David di Donatello. La carriera di olmi si conclude con un documentario, un ritorno alle radici artistiche del regista: si tratta di Vedete, sono uno di voi (2017), film documentario dedicato al cardinale e teologo Carlo Maria Martini.

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