In un momento in cui ci sono stati notevoli rigurgiti di razzismo a livello italiano ed europeo, i Mondiali Antirazzisti saranno in prima linea per accogliere e proteggere squadre di rifugiati e richiedenti asilo.

I Mondiali Antirazzisti nascono dall’idea di trovare attraverso lo sport uno strumento contro ogni tipo di discriminazione. Una formula che in 19 anni è diventata vincente perché le regole del torneo di calcio, piuttosto che di altri tornei, sono state rese flessibili: abbassando la competitività è favorito il dialogo interculturale e il dialogo tra i generi.
“Credo che nel corso delgi anni siamo diventati una sorta di laboratorio multiculturale, intendendo per culture tutte le culture differenti, i modi di vivere differenti e gli stili di vita differenti” commenta l’ideatore Carlo Balestri.

Quest’anno i Mondiali si incuneano in un momento in cui l’odio razziale e le discrimazioni hanno raggiunto un picco spaventoso, e il loro ruolo assume ancora più importanza.
“Purtroppo i mondiali antirazzisti smetterebbero di esistere se non ci fossero queste diseguaglianze e discriminazioni” continua Balestri “nell’ultimo periodo ci sono stati notevoli rigurgiti di razzismo, focolai di razzismo su cui hanno soffiato fior fior di politici non solo italiani ma europei e che hanno preso consenso attraverso le facili paure della gente. Per cui siamo in prima linea: accoglieremo moltissime squadre di rifugiati e di richiedenti asilo e saremo là per quei pochi giorni per proteggerli rispetto all’ambiente ostile che sentiamo non solo in Italia ma in tutta Europa“.

I Mondiali si sono riappropriati anche di tante parti e anime dello sport relegate a dinamiche mainstream, come quella del tifo organizzato, componente attivissima e motore del torneo. “Siamo sicuramente più tristi nel giocare a calcio ma più puliti, e questo è molto importante rispetto a quelllo che sta succedendo nel calcio nazionale e nel calcio mondiale, per cui crediamo di poter essere d’esempio anche per rifondare il calcio.”

Quest’anno infatti saranno ospiti della manifestazione una parte di minoranza che sta all’interno della Federazione cioè l‘Associazione Italiana Calciatori e l‘Associazione Italiana Allenatori con i presidenti Damiano Tommasi e Renzo Ulivieri, che “credono che il calcio italiano non vada bene così come sta andando”.

Quest’anno le squadre saranno circa 160, miste per la maggior parte, le cui partite non avranno arbitri; oltre al calcio ci saranno tornei di basket, di pallavolo, di rugby, per cui sarà aperta un’arena, di tchoukball, una disciplina nata negli anni ’70 da un insegnante di ginnastica svizzero per favorire il dialogo tra le squadre che non sono nemiche ma si confrontano all’interno del campo, un misto tra la pallavolo e la pallamano, un gioco di squadra dove non c’è il contatto.

Quest’anno i Mondiali hanno lanciato anche il concorso “Il colore del sudore” che chiedeva di raccontare coi fumetti la propria visione dell’antirazzismo e della lotta alle discriminazioni.

“Il fumetto e l’illustrazione sono un altro linguaggio che può raggiungere larghe fasce di popolazione. Abbiamo pensato al concorso anche per rendere omaggio a chi quest’anno ci ha regalato il poster dei Mondiali Antirazzisti, una delle opere artistiche per noi più belle: Zerocalacare quest’anno si è messo a disposizione e ha disegnato il manifesto” ha concluso Balestri.