Vessate perché considerate poco produttive e indotte alle dimissioni. Sono mille le neomamme che in un solo anno, nel territorio di Bologna e provincia, si sono licenziate al rientro dalla maternità. Lo denuncia il consigliere e ostetrico Corrado Melega, che riporta i dati dell’Osservatorio Nazionale sul Mobbing e promuove un’udienza conoscitiva.

Mobbing: il calvario di mille neomamme

Sarebbero mille, ma i dati vanno presi con cautela, le neomamme che in un solo anno hanno lasciato il lavoro tra Bologna e provincia. La causa non riguarda una libera scelta di vita, ma il mobbing che hanno subìto sul lavoro, poiché considerate meno produttive.
A denunciare il fatto è Corrado Melega, consigliere comunale e ostetrico da sempre attivo per il rispetto della legge 194, anche nella parte che riguarda il contrasto alle discriminazioni. Melega, insieme alla presidente del Consiglio comunale Simona Lembi, sta cercando di promuovere un’udienza conoscitiva in materia.

Il numero impressionante di donne oggetto di discriminazioni viene proprio dalle denunce che sono arrivate all’Osservatorio Nazionale sul Mobbing, riprese anche da un’inchiesta dell’Espresso, che registra ogni anno circa 500mila casi legati alla maternità in tutta Italia. Nella nostra provincia sono un migliaio i casi segnalati, in aumento del 30% e riguardano 4 donne su 10, che si dimettono proprio per questo motivo.
Nelle denunce registrate potrebbero esserci casi non veri, ma potrebbero essercene molti altri che non vengono segnalati, proprio per la paura di perdere il lavoro.

“Il mobbing può essere fatto in modo sottile – spiega Melega – Sia al momento dell’assunzione, mettendo in guardia la donna dall’avere una gravidanza, sia con cambi di mansioni o mettendole contro i colleghi quando rientra al lavoro”.
Qualche tempo fa, proprio su questo tema, era passato all’onore delle cronache il tema delle dimissioni in bianco, che venivano fatte firmare alle donne al momento dell’assunzione. “Ora è molto rischioso far firmare dimissioni in bianco – osserva il consigliere – perché c’è una legge che tutela la gravidanza”. Il problema, però, persiste e assume altre forme.

La giurisprudenza, in questi casi, dà ragione alle donne: il 90% delle cause vengono vinte. In epoca di crisi, però, molte donne subiscono in silenzio perché hanno bisogno di quel reddito. “Nei miei quarant’anni di carriera – ricorda Melega – ho raccolto molti casi di questo tipo, soprattutto nelle piccole e medie imprese, dove diventa anche difficile dimostrare il mobbing. Spesso, infatti, i tentativi preventivi di dissuadere la donna dalla maternità vengono giustificati con l’informazione sulla situazione economica dell’azienda”.