A Bologna la crisi si sente eccome. Secondo un rapporto della Cisl, i disoccupati sono cresciuti del 70% negli ultimi cinque anni, oltrepassando quota 70 mila. Va male per i giovani, fra cui crescono gli iscritti ai centri per l’impiego (+40% rispetto al 2006, per un totale di 26.400 iscritti).

A questo quadro desolante, si aggiunge l’allarme della precarietà: chi ha un lavoro, infatti, spesso ce l’ha precario. Fra le assunzioni effettuate nei primi sei mesi dell’anno, i contratti a tempo indeterminato sono stati meno del 16% (in calo rispetto al 27% del 2006 e al 30% del 2007). Aumentano le forme contrattuali a tempo determinato, a Co.co.co., a progetto e in somministrazione, mentre sono pochi i contratti di apprendistato.
Questi dati sono tristemente noti a Comune e Regione. Fra le voci del bilancio 2012, la giunta di Vasco Errani ha stanziato 60 milioni di euro, suddivisi in fondo anti-precarietà e fondo per lo sviluppo e l’occupazione giovanile.

La Cisl ha presentato diverse proposte per far fronte a queste emergenze. Il segretario generale di Bologna, Alessandro Alberani, ha spiegato che c’è la necessità di confrontarsi col mondo dell’industria: “Bisogna cercare di stabilizzare i lavoratori precari con contratti a tempo indeterminato. Parallelamente, si deve ottimizzare l’organizzazione del lavoro e garantire una certa flessibilità alle aziende”, ha detto ai nostri microfoni. È necessario, poi, puntare sullo strumento dell’apprendistato per i giovani, incrementando gli incentivi a riguardo.

Per evitare che le aziende arrivino al famigerato punto di non ritorno e che i lavoratori perdano il proprio posto, occorre creare osservatori per il monitoraggio preventivo delle situazioni critiche. Per i lavoratori rimasti a casa, invece, si parla di lavori di utilità sociale e di fondi per la formazione e la riconversione professionale.

Il rapporto della Cisl ha evidenziato, tra l’altro, la crescita del 130% della disoccupazione fra gli stranieri, che come sottolinea Alberani, sono “colpiti il doppio, perchè se loro perdono il lavoro, perdono anche la cittadinanza”. Gli strumenti di tutela devono essere allargati anche a loro, “perchè vanno messi sullo stesso piano degli italiani”.

Qui sotto puoi ascoltare l’intervista al segretario generale della Cisl bolognese Alessandro Alberani

Debora Volpi