Lunedì 20 febbraio i migranti scendono in piazza a Bologna per dire “Basta con la paura” e contro deportazioni, espulsioni, razzismo istituzionale e centri di detenzione. Il piano Minniti prevede nuovi Cie, aumento delle espulsioni, lavoro coatto e accordi con la Libia, cui si chiede di fare il lavoro sporco.

“I dati che abbiamo a disposizione ci dicono che i dinieghi sono aumentati e si aggirano intorno al 70% delle domande“. È così che Michele Cento del Coordinamento Migranti di Bologna spiega uno dei problemi riscontrati dai richiedenti asilo e che ha portato ad indire, insieme ad altre realtà cittadine, una mobilitazione.
I profughi scenderanno in piazza Nettuno lunedì 20 febbraio alle 16.00, per dire che hanno capito quali sono le logiche del sistema dell’accoglienza italiano, volto a tenerli buoni, e che non hanno più paura.

Le ragioni riguardano nel complesso la gestione dei flussi migratori e delle domande di asilo in chiave emergenziale sia dell’Italia che dell’Europa. Ciò si traduce in problemi concreti e quotidiani per i migranti come, appunto, l’aumento delle domande respinte quando la politica decide di chiudere i rubinetti e non, invece, una corretta gestione del diritto d’asilo basata sul rispetto dei diritti umani.
“Spesso le commissioni di valutazione delle domande – spiega Cento – sono composte da personale non sufficientemente preparato ed è qui, nella discrezionalità amministrativa, che si registra il razzismo istituzionale“.

A ciò si aggiunge il piano-Minniti, un’ulteriore involuzione del sistema di accoglienza che punta a riaprire i Cie, ad aumentare le deportazioni e le espulsioni di migranti, a costringerli (anche se non si sa ancora in che misura) a lavorare gratis e, parallelamente, a stringere accordi con Paesi non europei, come la Libia, per fare il lavoro sporco dell’Europa.
“Tutti sappiamo che in Libia ci sono centri di detenzione che sono ben peggio dei nostri Cie – sottolinea l’attivista – dove avvengono torture e violenze. Rimandare le persone lì significa riportarle nella situazione da cui sono scappate”.

“Mentre prima i migranti erano guidati dalla speranza di potersi vedere riconosciuto il diritto alla protezione, anche se con uno status non pieno – conclude l’esponente del Coordinamento Migranti – ora la paura cui li vorrebbe costringere l’Italia, nel tentativo di tenerli docili, ha lasciato il posto alla voglia di libertà”.
Sarà questo, dunque, il sentimento che i migranti porteranno in piazza lunedì prossimo.