Il governo ha firmato un accordo con la Federazione Italiana Medici di Famiglia, che avevano proclamato uno sciopero (ora revocato) contro l’impostazione delle Case della Salute, interpretazione della riforma Balduzzi. L’esecutivo si impegna a tutelare la figura del medico di base.

Accordo Governo FIMG

Il medico di famiglia potrebbe sparire. Così, invece di telefonare al dottore per chiedere consigli su come curare l’influenza di nostro figlio o da cui essere visitati per acciacchi della salute, dovremmo rivolgerci a freddi ambulatori dove verremo ricevuti da un medico potenzialmente sempre diverso, che non conosce noi e la nostra storia clinica.
È questo lo scenario contro cui si batte la Federazione Italiana Medici di Famiglia (Fimmg), che oggi ha proclamato lo sciopero di tutti i dottori di medicina generale.
Saranno garantite solo le prestazioni urgenti, quelle a malati cronici o terminali, ma in generale gli studi resteranno chiusi.

Tutto nasce da un’interpretazione della riforma Balduzzi, che ha introdotto le Aft, Aggregazioni Funzionali Territoriali, declinate da molte Regioni – in primis l’Emilia Romagna – in Case della Salute.
È proprio il funzionamento di queste ultime che viene contestato dai medici di base. Nelle nuove strutture, infatti, non vi sarà un rapporto diretto tra medico e paziente, ma gli ambulatori saranno strutturati con professionisti che ruoteranno su turni e le richieste dei malati verranno prese in carico da infermieri, che successivamente le smisteranno tra i medici presenti.
Potenzialmente, quindi, il cittadino potrebbe trovarsi di fronte ad un medico diverso ad ogni visita, senza la possibilità di sceglierlo.

Il sospetto di un’accelerazione in questa direzione viene dal mancato rinnovo della convenzione con i professionisti di medicina generale, al punto da allarmare la Fimmg e indurla a proclamare lo sciopero.
“Qualche funzionario o burocrate, per obiettivi economici, vuole smantellare il rapporto fiduciario e la libertà del cittadino di scegliere da chi farsi curare – osserva ai nostri microfoni Fabio Maria Vespa, referente provinciale della Fimmg – Il medico di famiglia è un ricordo che tutti abbiamo nella nostra memoria, al punto da essere una figura in testa a tutte le statistiche di gradimento nella sanità pubblica”.

Per Vespa il rapporto tra medico e paziente è centrale, non solo per la fiducia che si va a creare tra dottore e assistito, ma anche perché la conoscenza approfondita della storia clinica di una persona consente di ridurre gli esami specialistici, contraddistinti da lunghe liste di attesa, rendendo più efficace la diagnosi delle patologie che si presentano. “Non possiamo pensare che siano gli infermieri, coi quali collaboriamo e che sono comunque importanti – osserva Vespa – a svolgere funzioni che solo una conoscenza e una competenza acquisita in lunghi anni di studio e di esperienza possono garantire”.

I medici di base rivendicano un ruolo che viene preso ad esempio da Paesi stranieri. “Ad ottobre verranno dal Canada per capire come funziona la medicina generale da noi”, spiega Vespa, per il quale modelli come quelli che si vorrebbero introdurre oggi in Italia si sono già rivelati fallimentari in Paesi come gli Stati Uniti.
La Fimmg sta conducendo una battaglia anche comunicativa, con l’affissione di manifesti su cento autobus bolognesi che riportano lo slogan “Io non vado col primo che capita“. Si tratta di una campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini, che secondo la federazione sono stati tenuti all’oscuro del nuovo modello che si vuole introdurre.

Il nodo cruciale è quello della spesa sanitaria. Il nuovo modello, secondo Vespa, limita notevolmente l’autonomia dei professionisti, assogettandoli a criteri economici che spesso confliggono con il diritto alla salute. “Preferireste essere curati in una città come Bologna dove la spesa di farmaci per la cura cardiaca è più alta, o in una città dove un funzionario ha ottenuto un risparmio contenendo le prescrizioni?”, domanda il referente della Fimmg.
In ogni caso la battaglia si preannuncia lunga, dal momento che “i cittadini dovranno rendersi conto di cosa vuole dire non avere più il medico di famiglia”.

LE TRATTATIVE E LA REVOCA DELLO SCIOPERO. È proprio in zona Cesarini che il governo ha trovato un accordo con i medici di famiglia, che ha portato alla revoca dello sciopero. Sindacati medici e rappresentanti del governo hanno infatti sottoscritto un accordo con impegni precisi a tutela della figura del medico di famiglia ed a garanzia del rinnovo della convenzione di categoria con il Servizio sanitario nazionale.