Gender gap, conciliazione, cura e molestie. Per le donne italiane il lavoro è ancora terreno di lotta. In questo 8 marzo la Cgil promuove la Carta dei Diritti Universali, con punti specifici che riguardano la condizione femminile.

Festa della donna Agrodolce per chi lotta

All’interno delle tante iniziative, istituzionali e sindacali, organizzate per celebrare la Giornata Internazionale della Donna, quest’anno la Cgil dell’Emilia Romagna ha scelto di contraddistinguere l’appuntamento con la Carta dei Diritti Universali.
Il nuovo Statuto dei Lavoratori scritto dopo e in risposta al Jobs Act, che il sindacato vuole trasformare in una proposta di legge di iniziativa popolare, infatti, contiene alcuni punti specifici che riguardano la condizione lavorativa femminile.
Se lo smantellamento del diritto del lavoro ha colpito tutti, sembra suggerire il sindacato, a farne le spese sono ancora una volta le donne che, oltre a scontare le storiche discriminazioni, si ritrovano a fronteggiare problemi nuovi, generati dalla crisi o da provvedimenti legislativi.

Misure come le liberalizzazioni degli orari dei negozi, con le aperture nei giorni festivi, i tagli ai servizi e, più in generale, la precarietà del lavoro, infatti, colpiscono in modo particolare le lavoratrici.
Per far fronte a questi problemi, la Cgil vuole agire su due fronti: l’abrogazione delle parti peggiori delle nuove leggi e la proposta di nuove regole, come l’accorpamento a fini pensionistici dei periodi frammentati di lavoro.

“La Carta dei Diritti, però, prevede alcune norme specifiche rivolte alle donne”, spiega ai nostri microfoni Antonella Raspadori, responsabile Politiche di Genere della Cgil regionale.
Innanzitutto misure che riguardano la conciliazione, non solo quella tra lavoro e vita famigliare, ma anche quella che permetta il mantenimento dell’avanzamento professionale.
Un altro punto riguarda il riconoscimento del lavoro di cura verso bambini e anziani, che spesso impegna proprio le donne.
Vi è poi la questione del “gender gap”, il divario, salariale e non solo, che vede le donne percepire uno stipendio inferiore rispetto a quello dei colleghi maschi, anche a parità di mansioni. “In questo caso occorre dare applicazione all’articolo 3 della Costituzione – osserva Raspadori – che prevede l’uguaglianza e il contrasto ad ogni discriminazione”.

Infine c’è il capitolo delle molestie sul lavoro, fenomeno poco conosciuto, ma molto problematico. “Nella Carta dettagliamo tutti quei gesti e quegli atti indesiderati che molte sono state costrette a subire – sottolinea Raspadori – In questo senso va colto positivamente l’accordo sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil con Confindustia un mese fa, che ha proprio l’obiettivo di contrastare le molestie e la violenza sul lavoro”.

Il sindacato, però, ammette che non sarà facile far passare la propria proposta di un nuovo Statuto, almeno nel momento attuale, con questo governo.
“Proprio per questo – osserva la responsabile Politiche di Genere della Cgil – chiediamo alle donne di lottare, per dare forza alla nostra proposta e condurre insieme questa battaglia”.