Il Consiglio comunale di Mantova ha revocato la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. “Era un dittatore e un liberticida, non ha fatto nulla per la città”. Contrari Forza Italia, Lega, M5S e  CasaPound, che ha tentato un blitz al grido di “basta feccia”. Banzi (Sinistra Italiana): “La cittadinanza fu imposta con la forza dopo il rovesciamento della giunta rossa negli anni ’20”.

Mentre nel 1920 un mantovano, Francesco Zanardi, guidava la prima giunta socialista di Bologna, a Mantova una giunta di sinistra veniva sciolta a suon di violenze dai fascisti, senza alcuno intervento dello Stato. Seguirono tre commissari prefettizi e una nuova giunta che, su input del Partito Nazionale Fascista, attribuì la cittadinanza onoraria di Mantova a Benito Mussolini, come avvenne in molte altre città. Al Duce, che ancora non era tale, lo strumento serviva per ottenere la guida del governo.

È in un contesto di violenza, dunque, che la città lombarda attribuì la cittadinanza onoraria a Mussolini, mentre è con un atto democratico, il voto del Consiglio comunale di ieri pomeriggio, che Mantova ha revocato l’onorificienza al dittatore.
“Un liberticida che non ha fatto nulla per la città”, hanno detto in molti dai banchi della maggioranza.
A votare contro, invece, Forza Italia, Lega, un paio di liste civiche, il M5S e Casa Pound. Quest’ultima formazione, dichiaratamente neofascista, ha interrotto la seduta del Consiglio comunale con un blitz e con cartelli che recitavano “basta feccia”, in riferimento a Macerata.

“Credo che sia stato giusto revocare quella cittadinanza perché fu imposta con la violenza – osserva ai nostri microfoni Fausto Banzi, consigliere comunale di Sinistra Italiana e ispiratore della mozione – Non abbiamo tolto la cittadinanza a Mussolini perché la pensava diversamente da noi, ma perché è stato responsabile di violenze e non è stato in possesso dei requisiti morali per avere quel riconoscimento. Un po’ come Berlusconi, che era Cavaliere, ma perse il titolo quando fu condannato”.

Un gesto simbolico, quello della maggioranza di Mantova, che si inserisce in una campagna elettorale dove il tema del neofascismo e della sua avanzata è tornato prepotentemente in scena.
“Quello che mi preoccupa di più – commenta Banzi – è che oggi come allora lo Stato sembra assente e si volta dall’altra parte“.

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