Attendendo la lettera di risposta europea alla manovra finanziaria del governo italiano, abbiamo provato ad immaginare quale saranno i punti critici individuati da Bruxelles e per far ciò ci siamo fatti aiutare dall’economista Giacomo Bracci.

L’Italia sta aspettando che l’Europa risponda alla bozza di manovra finanziaria per il 2017, i cui contenuti sono stati annunciati dal governo italiano ormai due settimane fa.
L’arrivo delle osservazioni europee era atteso per ieri, ma alle 12 di oggi – martedì 25 ottobre – della lettera non c’è traccia.
In attesa che venga consegnata, però, abbiamo chiesto all’economista Giacomo Bracci di ipotizzare quali saranno i punti critici che Bruxelles solleverà all’Italia.

Tra questi ultimi figura l’eccessiva flessibilità richiesta. In particolare, il governo italiano vorrebbe portare il rapporto deficit/pil al 2.3%, mentre l’Europa sarebbe disposta ad arrivare ad un massimo di 2.2%. Da un lato, Bruxelles parrebbe d’accordo nello scorporare dal calcolo del deficit in rapporto al pil le spese legate ai migranti e agli aiuti per la popolazione colpita dal sisma del centro Italia. Dall’altro, però, non pare convinta nel concedere flessibilità per il piano, annunciato a pochi giorni dal terremoto, atto a rimettere in sicurezza gli edifici a rischio in tutto il territorio nazionale.

Secondo Bracci è inoltre in atto un braccio di ferro sulla velocità con cui le finanze pubbliche devono ridurre il loro peso nel tempo. Da un lato abbiamo un’Europa che freme e, seguedo i trattati, mira a far rientrare il rapporto verso il 60%, riducendo il deficit ogni anno (poichè ogni deficit alimenta il debito). L’altro braccio è invece quello italiano che, da quando si è insiediato il governo Renzi, pone una sorta di resistenza alla velocità di questa riduzione, anche perchè è stato dimostrato che ridurre il deficit può danneggiare a sua volta il pil.

Un altro nodo focale sono le coperture. Probabilmente sono troppe, secondo l’Ue, quelle contenute nella manovra che provengono da misure una tantum. Strumenti di questo tipo non vengono ritenuti sicuri perchè potrebbero dal 2018 non carantire più la tenuta del bilancio.
Il problema, su questo tema, riguarda sia la natura una tantum, sia la loro forma di applicazione.
Due esempi? “Si parla di anticipo sulla concessione delle frequenze telefoniche – osserva Bracci – Potrebbe entrare un nuovo operatore telefonico francese nel mercato italiano e come copertura una tantum nella nuova legge di bilancio c’è l’anticipo per la tassa sul rinnovo delle frequenze presente nel 2017 ma non nel 2018″.
Infine, per quanto riguarda il recupero dei capitali, la misura potrebbe essere ritenuta aleatoria, poichè a fare le stime di quanto verrà recuperato sarà l’Italia e potrebbero essere considerate troppo ottimiste.

Alessia Lizzadro