I vincitori del referendum sull’acqua pubblica del 12 e 13 giugno annunciano mobilitazioni per scongiurare la norma che privatizza i servizi pubblici locali inserita nella manovra.

Si è gustato la vittoria referendaria, ma non ha mai abbassato la guardia. Così il comitato “Acqua Bene Comune” torna a mobilitarsi contro la manovra economica che, a distanza di appena due mesi, vorrebbe tradire il responso delle urne.

Ai nostri microfoni Andrea Caselli, referente regionale dei promotori referendari, spiega che i comitati non si sono mai sciolti, perché dopo la vittoria elettorale c’era da lottare per la sua attuazione completa. Nell’estate, però, è sopraggiunta la manovra del governo che di punto in bianco e senza nemmeno la decenza di camuffarlo, ha reintrodotto le misure del Decreto Ronchi, abrogato dai quesiti referendari.
All’articolo 4 della Finanziaria, infatti, il governo ha inserito una norma che obbliga a privatizzare i servizi pubblici locali.
Misura che non è passata inosservata e che ha portato il movimento per l’acqua pubblica ad unirsi allo sciopero generale di martedì 6 settembre e a prevedere una serie di iniziative, locali e nazionali, per chiedere che il provvedimento venga ritirato.
Non solo. “Se questa mobilitazione non dovesse bastare – spiega Caselli – siamo pronti ad impugnare la misura davanti alla Corte Costituzionale, dal momento che il responso referendario viene clamorosamente disatteso senza vergogna”.