La legge di Stabilità ha dato il via libera alle concessioni per le sale da gioco. Troppo oneroso per le casse dello Stato il rinvio. E intanto con la crisi aumenta la ludopatia e le famiglie rovinate dal gioco.

La vicenda del gioco d’azzardo in Italia assomiglia tanto a quella delle sigarette: fanno male, ma lo Stato ci guadagna col monopolio e dunque non le contrasta più di tanto.
Nel nostro Paese si discute in questi giorni della cosiddetta ludopatia, ovvero la dipendenza da gioco d’azzardo che, con l’aggravarsi della crisi economica, rischia di assumere dimensioni drammatiche.
La legge di Stabilità ha dato il via libera, a partire dal 31 gennaio, alle concessioni per le sale da gioco. Cancellando lo slittamento dell’avvio delle gare, contenuto nel Milleproroghe, sarà più facile aprire sale in cui tentare la fortuna.
Le motivazioni addotte dalla Ragioneria generale dello Stato sono essenzialmente economiche: troppo oneroso per le casse pubbliche rinviare le gare. In sostanza, più tardi si comincia meno introiti per lo Stato ci saranno.

Una logica a cui si oppone fermamente l’Italia dei Valori, che in Emilia Romagna aveva anche fatto approvare una mozione per frenare il proliferare di sale da gioco. “Se proprio di costi vogliamo parlare – osserva Liana Barbati, capogruppo Idv in Regione – quanto costerà poi curare la ludopatia? Sicuramente è più conveniente aprire il mercato del gioco d’azzardo, da cui lo Stato incamera il 10%. Perché non liberalizzarlo direttamente?”. Secondo la consigliera regionale l’Italia, ormai, è seconda solo a Las Vegas.
La regolamentazione sull’apertura di luoghi dove si pratica il gioco d’azzardo, tra cui una distanza minima da scuole e altri luoghi sensibili, dettate anche dall’aumento della ludopatia, incentivata dalla crisi economica che induce le persone a tentare la fortuna per migliorare il proprio tenore di vita, per l’Idv non è sufficiente: “Non è spostando il problema che si risolve.

Se le sale da gioco porteranno soldi all’erario, le conseguenze sociali e sanitarie (e dunque anche economiche) rischiano di essere ingenti. A lamentarlo è, ad esempio, Luca Rizzo Nervo, assessore alla Sanità del Comune di Bologna, che quest’oggi al Question Time di Palazzo D’Accursio ha sottolineato l’impotenza degli amministratori locali nel poter intervenire sul tema. “Purtroppo la normativa sul gioco e quindi le relative prescrizioni anche sulla presenza di sale da poker anche in luoghi particolarmente sensibili sono stati oggetti di continui emendamenti che pero’ non si sono mai tradotti in una
decisione definitiva”, spiega l’assessore.