Un appello da firmare on-line, la campagna di “obbedienza civile” e una serie di presìdi nazionali e territoriali contro la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali. A Bologna mercoledì 18 presidio davanti alla Prefettura.

Scongiurare la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, compreso quello idrico. In altre parole impedire che il governo Monti, col decreto sulle liberalizzazioni atteso per venerdì 20, privatizzi l’acqua e i servizi pubblici locali e, in questo modo disattenda il risultato referendario del 12 e 13 giugno scorsi.
È questo l’obiettivo dei comitati per l’acqua pubblica, che dalla vittoria referendaria hanno continuato a lottare affinché il responso dei 27 milioni di cittadini che si sono recati alle urne venisse rispettato e che ora vogliono impedire che quella ventata di democrazia venga tradita dal governo Monti.

La mobilitazione assume diverse forme. Sul sito di Acqua Bene Comune, il forum italiano dei movimenti per l’acqua pubblica, è stato pubblicato un appello che è possibile firmare.
“In appena tre giorni sono già circa 14mila le persone che hanno firmato l’appello”, racconta Alessandro Bernardi, portavoce del comitato bolognese. Vi è poi la possibilità di firmare anche nei banchetti predisposti sui vari territori.

Nella nostra città la protesta assumerà poi la forma di presidio, che si terrà mercoledì 18 gennaio, alle 17.30 davanti alla Prefettura. “Chiederemo un incontro col prefetto – spiega Bernardi – e gli presenteremo la richiesta, che poi dovrà essere inoltrata al ministro, di cancellazione della norma che liberalizza i servizi pubblici locali”.

Anche nella capitale ci saranno manifestazioni. Dal 19 gennaio, vigilia della presentazione del decreto, i comitati romani per l’acqua pubblica presidieranno Montecitorio e cercheranno di fare pressione anche sui parlamentari, affinché non appoggino provvedimenti di questo tipo.

A livello nazionale, poi, si sta valutando l’ipotesi di una manifestazione che porti in piazza il popolo dell’acqua pubblica, mentre sta per prendere il via la campagna di “obbedienza civile”, un’autoriduzione della bolletta pari all’importo della remunerazione del capitale, ovvero dei profitti privati che i cittadini pagano e che sono stati cancellati dal secondo quesito referendario.