Da ieri sera l’Italicum rappresenta la proposta ufficiale del Partito Democratico per la riforma elettorale. Il politologo Davide Policastro, analista di YouTrend, e Andrea Morrone, costituzionalista, spiegano il possibile nuovo sistema elettorale.

E’ nota, da ieri, la proposta di legge elettorale che il PD di Matteo Renzi porterà in aula per il vaglio dei due rami del Parlamento. Si tratta dell‘Italicum, un sistema proporzionale, profondamente corretto in senso maggioritario. Rispetto ad un sistema proporzionale puro, vengono inserite soglie di sbarramento abbastanza alte (8% per i partiti che corrono da soli, 5% per le formazioni che si presentano in coalizione, 12% per le coalizioni), e un corposo premio di maggioranza che porti il partito/coalizione che vinca, ad una percentuale del 53-55%. Condizione per aggiudicarsi il premio di maggioranza è il raggiungimento, al primo turno di votazione, di una percentuale del 35%. In caso di mancato raggiungimento, i due partiti/coalizioni che si aggiudichino più voti, si contenderanno il premio di maggioranza in un secondo voto di ballottaggio. I collegi, di dimensioni ridotte e probabilmente legati alle province, vedranno la presenza di liste bloccate con pochissimi candidati. Un sistema, questa è opinione diffusa, che favorisce i grandi partiti radicati sul territorio, penalizzando i più piccoli, condannati probabilmente a scomparire.

“L’unica vera differenza rispetto al Porcellum è che l’elettore può decidere di votare in base ad una lista molto più piccola di quella di prima (al massimo 2 o 3 eletti). Questo, secondo l’ottica della proposta, dovrebbe superare il problema del parlamento dei nominati, quindi superare il problema posto dalla Corte Costituzionale.” dice Davide Policastro, analista di YouTrend.

“Dal momento che con questa legge hanno voluto imporre assolutamente il principio delle governabilità, la logica è maggioritaria e per fare questo hanno deciso di modificare in senso maggioritario un sistema fondamentalmente proporzionale, con un parametro fisso per il premio di maggioranza che è il 18%, e può portare il vincitore ad avere al massimo il 55%.” spiega Policastro.

“L’intenzione politica -conclude Policastro- è di avere una maggioranza in qualunque caso. Non siamo di fronte ad un Porcellum 2.0, però la filosofia che viene mantenuta e i principio di fondo sui quali è stata strutturata, sono gli stessi sui quali è stato incardinato il Porcellum.

Restando all’illegittimità di alcune parti del Porcellum, decratata dalla Corte Costituzionale nella sentenza del 4 dicembre scorso, è legittimo chiedersi se non si ripresentino, nell’Italicum, gli stessi problemi, vista la presenza di liste bloccate, elemento che la Consulta aveva condannato.

Credo che si debba relativizzare la sentenza della Corte. -sostiene Andrea Morrone, professore di Diritto Costituzionale all’Università di Bologna– La Consulta ha dichiarato illegittimo il Porcellum per quel mix di irrazionalità assurde che conteneva. E’ difficile applicare i criteri utilizzati per quella legge ad altre ipotesi.”

“Nel dire che il Porcellum è illegittimo, la Corte -continua Morrone- afferma che sono pienamente legittimi il modello tedesco, quello spagnolo, il collegio unico del Mattarellum e anche il doppio turno.”

Morrone, però, nell’analizzare una proposta orientata chiaramente verso la governabilità, anche a costo di sacrificare la rappresentanza, disegna uno scenario non così lontano. “Dubito -dice- che la riforma del Senato si riesca a fare in questa legislatura, che ha un respiro molto corto dal punto di vista della durata. In questa eventualità la legge (l’Italicum, ndr) dovrebbe applicarsi anche al Senato.”

In questo caso, secondo il costituzionalista, ci sarebbe un rischio tutto politico. “Avendo due Camere per le quali si vota a età diverse (18 per la Camera dei Deputati, 25 per il Senato), potrebbe anche aversi -spiega Andrea Morrone- un’eventualità non così remota che al ballottaggio alla Camera vadano due forze politiche, ad esempio Pd e M5S, e al ballottaggio al Senato vada un accoppiata diversa, come PD e Forza Italia. In quel caso potrebbero formarsi due maggioranze distinte. Questo è un rischio reale in un sistema bicamerale paritario.”