I progetti istituzionali – dalla cittadella universitaria poi naufragata a quella giudiziaria, fino alla sede di associazioni – tardano ad arrivare, così l’ex deposito militare Staveco si è trasformato in un laboratorio per muralisti. Il servizio di Bianca Arnold su Piazza Grande. Pazza idea: una cittadella della Street Art? GUARDA LE FOTO

Le istituzioni pubbliche non riescono a concludere un progetto che dia una nuova vita all’ex Staveco, la grande area che fu un deposito militare appena fuori le mura, tra Porta San Mamolo e Porta Castiglione. Le idee che si sono alternate negli anni sono almeno tre, ma o sono formalmente naufragate o rimangono in attesa senza una concreta road map.
I tempi della burocrazia, però, sono diversi da quelli della vita reale e dell’arte. Così, mentre tecnici e politici tergiversano, i muri degli edifici si riempiono di opere di street art.

A testimoniare come si sta trasformando l’ex Staveco è un servizio fotografico di Bianca Arnold, fotografa di Piazza Grande, pubblicato nell’ultimo numero del giornale di strada.
“L’ex Staveco è diventato un laboratorio di street artists, che si possono esercitare in tranquillità”, racconta la fotografa ai nostri microfoni. Lei stessa ha scoperto questo riutilizzo grazie ad amici artisti che hanno realizzato opere murarie, sfruttando in chiave creativa anche i segni dell’erosione del tempo.

GUARDA LE IMMAGINI DELLE OPERE ALL’EX STAVECO:
Ex Staveco Street Art 

Foto: Flavia De Marco

Gli annunci dell’Amministrazione pubblica sulla nuova destinazione degli spazi dell’ex Staveco in questi anni non sono mancati, ma spesso sono rimasti tali.
Il Comune e l’Università annunciarono in pompa magna il progetto di un campus universitario, quando rettore dell’Alma Mater era Ivano Dionigi. Poco dopo l’insediamento del nuovo rettore Francesco Ubertini, nel 2016, però l’idea fu ufficialmente abortita.
Un’altra ipotesi che si ripropone ciclicamente riguarda la cosiddetta “cittadella giudiziaria“, dove collocare gli ormai insufficienti spazi di tribunale e organi connessi. In questo caso, ad aver rallentato tutto sembra essere stata una difficoltosa trattativa col Ministero.

Una parte degli spazi dell’ex Staveco fu anche offerta, nell’agosto 2017, dall’assessore Matteo Lepore agli attivisti di Làbas appena sgomberati dall’ex caserma Masini. Nell’idea dell’assessore, in un futuro non precisato, alcune aree del vasto complesso militare avrebbero potuto ospitare la sede del centro sociale e di altre associazioni cittadine.
Attiviste e attivisti non chiusero mai all’idea, ma preferirono non accontentarsi dell’immaginifica promessa e assicurarsi una casa transitoria in Vicolo Bolognetti.

Mentre nei palazzi si discuteva e ipotizzava, fra i ruderi ai piedi dei colli gli artisti realizzavano murales. Sono ormai decine quelli presenti e sono tante anche le firme, alcune note anche a livello nazionale e internazionale. Da Ericailcane ad Andrea Casciu, da Zolta a Crisa, da Argonaut a Void e tantissimi altri.
Infrangendo la retorica, spesso agitata dalla politica, della legalità, gli street artists hanno riqualificato a modo loro e letteralmente ridisegnato l’immaginario dell’ex Staveco, rendendola una sorta di “cittadella della Street Art”.
Per sua natura questo tipo di arte è temporanea e gli artisti stessi ripudiano (anche in modi eclatanti) la museificazione. Nonostante ciò una pazza idea si insinua immaginando una possibile destinazione di quel patrimonio pubblico: e se per l’ex Staveco il futuro fosse più “popolare”, partecipato e collettivo di ciò che finora è stato proposto senza successo?

ASCOLTA L’INTERVISTA A BIANCA ARNOLD: