Utilizzare i beni sequestrati, in attesa della confisca definitiva, in favore di sfrattati, profughi e clochard. Il Testo Unico sulla Legalità della Regione Emilia Romagna, in discussione in viale Aldo Moro, introduce una misura per l’utilizzo temporaneo dei beni tolti alle mafie in favore delle persone in difficoltà. La Regione aveva già avuto un riconoscimento dell’Onu per la Legge 3/2011.

Che il sistema della riassegnazione dei beni confiscati alle mafie sia farraginoso è cosa nota e, in viale Aldo Moro, continuano a ritenere necessario sbloccare le lungaggini per ridare quelle strutture o terreni alla comunità. Il Testo Unico sulla Legalità, però, va oltre e, oltre a riunire tre diverse leggi approvate in materia, introduce un’idea innovativa che potrebbe almeno in parte fare in modo che stabili e altri beni non rimangano vuoti per lunghi anni. Per farlo, addirittura si punta ad intervenire quando il bene non è ancora formalmente di proprietà dello Stato.

Prima della confisca definitiva, infatti, occorre aspettare l’esito del processo che, conoscendo i tempi della giustizia italiana, potrebbe essere molto lungo. Il Testo Unico della Regione, invece, prevede che, in accordo con l’autorità giudiziaria, i beni sequestrati possano essere usati temporaneamente per rispondere alle esigenze sociali del territorio, come l’emergenza abitativa che coinvolge sfrattati, richiedenti asilo e persone senza dimora.
A presentare la proposta è Antonio Mumolo, consigliere regionale del Pd e presidente dell’associazione Avvocato di Strada, quindi già attento alle esigenze degli indigenti.

“È chiaro che il processo potrebbe portare ad un provvedimento di dissequestro – osserva Mumolo – per cui occorre utilizzare qualche cautela in più”. In particolare, l’idea è quella di utilizzare quelle strutture che non necessitino di migliorie o ristrutturazioni, in modo che il proprietario originario non possa trarne beneficio qualora tornasse in possesso del bene.
Si tratterà dunque, come sottolinea lo stesso Mumolo, di compiere una mappatura dei beni sul campo, in modo da verificare quali siano quelli che possono tornare utili ai Comuni per fronteggiare le proprie emergenze abitative.

Il patrimonio oggetto di provvedimenti giudiziari, in regione, non manca: alla fine dello scorso anno erano 690 i beni, di cui quasi un centinaio gli appartamenti o le strutture utilizzabili a scopo abitativo.
L’utilizzo temporaneo di alcuni di questi potrebbe rispondere ai bisogni emergenti anche sul territorio emiliano romagnolo. Non solo: qualora la legge venisse approvata, il relatore si auspica che possa essere uno fonte di ispirazione per normative analoghe in altre regioni. Un po’ come è successo per la Legge 3/2011 di contrasto alla criminalità organizzata, che aveva lo stesso Mumolo come primo firmatario e che ha ispirato altri provvedimenti regionali in giro per l’Italia, oltre ad un riconoscimento dell’Onu come buona prassi amministrativa.