Sono già 38 i morti dall’inizio dell’anno nell’edilizia. I lavoratori impegnati nei cantieri continuano a morire, mentre le attività di controllo e di ispezione vengono sempre più sacrificate dalle istituzioni e lasciate nelle mani dei sindacati, che domani saranno in piazza a Roma per manifestare in occasione della “Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro”.

38 caschi, uno per ogni lavoratore edile che ha perso la vita nei cantieri italiani dall’inizio dell’anno: manifesteranno così i sindacati di categoria FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil domani 28 aprile, in occasione della “Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro” istituita nel 2003 dall’Ilo (l’Organizzazione internazionale del lavoro). Secondo le stime dell’Ilo gli incidenti sul lavoro provocano ogni anno 300 milioni di infortuni nel mondo ed oltre due milioni e 300mila decessi, a causa di incidenti e malattie professionali. Queste ultime, da sole, provocano ogni anno la morte di più di 2 milioni di lavoratori, e colpiscono oltre 160 milioni di persone.

Fenomeni che non risparmiano l’Italia: secondo l’Osservatorio indipendente di Bologna nel 2014 sono
morti 660 lavoratori, il 20% dei quali in edilizia, che resta uno dei settori più colpiti. Dall’inizio dell’anno sono già stati contati 185 morti sul lavoro, di cui 38 nei cantieri, uno ogni 3 giorni. “L’ultima vittima è di venerdì scorso, un lavoratore di Afragola – fa sapere Ermira Behri della segreteria nazionale Fillea-Cgil – un paese colpito duramente, negli ultimi tre mesi sono già morti due lavoratori edili”.

Oltre al dramma, il fenomeno comporta anche un costo sociale insostenibile, pari ad oltre 50 miliardi di euro. Ma le risorse che potrebbero essere investite nelle attività di ispezione e controllo sono in costante diminuzione, e a farsene carico, in numerose realtà, sono le stesse organizzazioni sindacali: “Per quanto ci riguarda chiediamo più ispezioni e controlli nei cantieri”, spiega Behri. Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione per quanto riguarda il settore dell’edilizia è quello dell’aumento dell’età pensionabile: “Il maggior numero dei lavoratori morti o infortunati sono lavoratori di una certa età. Ci dovrebbe essere una modifica della legge Fornero almeno per quanto riguarda un settore così delicato”.

I dati sono allarmanti: “in soli cinque anni, complice la spending review, le imprese sottoposte a ispezione sono calate da oltre 300mila nel 2009 a 220mila nel 2014, una flessione del 27% – spiega ancora la sindacalista Fillea – In un anno è stato controllato meno del 7% delle imprese attive, eppure i pochi controlli effettuati sono risultati incisivi: in due aziende su tre ispezionate nel 2012 si sono riscontrate irregolarità. Oggi come oggi la maggior parte dell’attività ispettiva è assicurata quasi esclusivamente dai sindacati“.