La magia di Ferrara accoglie il grande “Groove”: gli ingredienti ci sono tutti, la difficoltà sta nel restare fermi

Lou Donaldson @ Torrione Jazz Club

Oramai si può affermare calorosamente: …succede solo al Torrione…
In uno dei Jazz Club più belli e suggestivi d’ Europa, le magie non si fanno certo desiderare e con l’arrivo di questo “gigante” del Sax Contralto si preannunciavano già grandi curiosità, emozioni e quel senso di ammirazione che solo i grandissimi sanno stimolare.
Lou Donaldson compirà 88 anni il 1 novembre prossimo, ebbene sì “classe 1926”.
Donaldson vive il BeBop, le prime Jam Session con Thelonious Monk, per poi suonare anche con Charles Mingus, il cambio di marcia coincide con il suo arrivo alla Blue Note Records, in questa accattivante e raffinata label, sarà unico e protagonista indiscusso di una scrittura “Parkeriana”, al quale lui aggiunge Groove, ebbene sì quel ritmo, che ritorna a volte reiterato a volte diverso, ma che dà un’idea di calore, sicurezza e … voglia di “blues in time“, tenere il tempo.
Lou Donaldson sarà un precursore del Jazz funk anni ’70 e un musicista che in maniera forbita coniuga gusto eccelso e piacere, Smooth Jazz, quindi. Insomma, chi inizia ad amare il Jazz passando per la black music, più Funky Soul deve moltissimo a Lou Donaldson (un esempio è chi sta scrivendo…).
Dopo questa, troppo, sintetica biografia tecnico-emotiva passiamo al concerto.

Quell’attesa, curiosità e per amor di onestà intellettuale, bisogna dirlo… scetticismo, del resto il tempo passa e diciamo che Lou Donaldson qualche primavera l’ha vista passare.
Lou Donaldson rigorosamente in completo, sonnecchia mezz’ora prima del concerto, nel piano ristorante del Torrione Jazz Club, mi avvicino e lo sveglio… gli presento una copia di “The Natural Soul”, scoppia in una risata, si alza in piedi, mi abbraccia e firma il disco.
Lou Donaldson è così, un attempato signore che appena ha sentore di Groove si trasforma, così è stato anche sul palco.

Dopo pochi istanti ci si rende conto che non siamo a un concerto per ammirare un monumento, almeno non solo. Breve attacco Swing, come per scaldare un’atmosfera già ammirata, da quell’arzillo e sorridente signore che a occhi chiusi vede il suo mondo, il suo passato, le Jam Session, il BeBop, e lo comunica a noi con un racconto che esce da un magico contralto… si ferma, presenta il quartetto, e ci tiene a rassicurare con un filo di affascinante voce, che lui non è qui per suonare la musica di Snoop Doggy Dog o di 50 Cent, ma solo BeBop!!! E da lì decollo…parte un assolo Parkeriano: il Torrione come il Minton’s Harlem New York, forse anche di più… chi applaude, chi sorride, chi vorrebbe ballare, chi si chiede, chissà cosa vede, chissà se rivive gli anni magici del Jazz…noi ci godiamo il “mood” e facciamo a gara a chi riconosce più citazioni inserite in un suo unico assolo, sì perchè è capace di mettere un “Summertime” fino a una marcetta militare, per poi farti riconoscere “All of me“…insomma le sue scritture sono un continuo vivere, rivivere e sentire come BeBop e Groove possono vivere felici e suonanti assieme!

Non manca la scintilla primordiale di tutta, dico tutta la musica come noi la conosciamo cioè il Blues, diverte il pubblico cantando una “Song” anni venti “Whiskey drinking woman” ed esplode con i “Rare Groove” contenuti nei suoi successi Blue Note, all’attacco di “Alligator Boogaloo” grondante di Funk, Lou Donaldson fa intendere che non è al Torrione, perchè è una vecchia Gloria, ma perchè il magico “Groove” continua a infondergli linfa vitale e voglia di suonare.

Quando i “Side man” ridono, si divertono e si sentono a loro volta protagonisti, vuol dire che stiamo a maggior ragione vivendo un grande incontro.
Il quartetto è quello classico del Groove di Donaldson, una volta erano Lonnie Smith – Organo, Grant Green – Chitarra e Idris Muhammad – Batteria e a volte l’aggiunta di Tommy Turrentine alla tromba, esattamente la formazione per dare risalto all’epoca d’ oro della Blue Note, dell’inizio del JazzFunk, viene rivissuta ai giorni nostri da musicisti che non fanno rimpiangere i loro predecessori…

Randy Johnstone, perfetto accattivante padrone delle “Roots” e grande interprete di un Jazz, fra gli anni ’60 e ’70 un perfetto musicista da CTI records, Fukushi Tainaka e Akiko Tsuruga confermano di come il paese del Sol Levante sia diventato preparato tecnicamente e nel caso di questi due musicisti, quanto questo Sole oltre che Levante sia “Funky”

Akiko Tsuruga, giovane, energica e pronta a riempire per intero tutti gli spazi con piacevolissima carica, orecchiabile e colta, Fukushi Tainaka batterista, imprendibile con tecnica e velocità d’esecuzione clamorosa, del resto il BeBop è, anche, tutto ciò, si inserisce a tratti anche un trombettista guest star che completa come descrivevo in precedenza la sensazione di formazione classica, “Rare Groove” Blue Note di cui vi ho accennato.
La serata vola, il clima è unico, forse tra le magie che regala il Torrione vi è anche quella di fermare il tempo sembra di sì, un altro regalo, la voglia di stare in mezzo al pubblico, si concede, dice che, però non ha molto tempo perchè deve aiutare a smontare il palco!!! (tutti i tempi!)
Si chiude, un bis, standing ovation per svariati minuti, strette di mano, abbracci …
Ferrara è la città rinascimentale più bella del mondo e la musica più bella del mondo passa da qui, un’altra magia, e chiudo come ho aperto:

Oramai si può affermare calorosamente: …succede solo al Torrione…
Grazie e a presto

William Piana

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