Via Aldo Moro approva una risoluzione presentata dal consigliere Sconciaforni (FedSin) che chiede l’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento italiano. Un reato atteso da 25 anni. Solidarietà anche a Patrizia, mamma di Federico Aldrovandi.

È un’attesa che dura da 25 anni quella della reintroduzione del reato di tortura. L’Italia ha sottoscritto nel 1987 la Convenzione Internazionale contro la tortura, ma non ha mai inserito un reato nel proprio codice penale. Questo ha reso possibile il verificarsi di casi come quello di Federico Aldrovandi e tanti altri.

Da questi presupposti prende le mosse la risoluzione presentata in Assemblea Legislativa da Roberto Sconciaforni, capogruppo della Federazione della Sinistra, e votata dalla maggioranza e dal Movimento a 5 Stelle. Il centrodestra, invece, si è astenuto.

“Dopo la sentenza di condanna definitiva agli agenti responsabili della morte di Federico – racconta Sconciaforni – sono invece rimasto basito dagli insulti che uno di loro rivolgeva tramite Facebook alla mamma Patrizia”. Di lì è nata l’idea della risoluzione, che però non si è limitata ad esprimere solidarietà a Patrizia Moretti.

“Pensavo che fosse importante che la Regione Emilia Romagna lanciasse un messaggio politico chiaro in materia”, spiega il consigliere regionale, che ricorda come, invece di essere puniti per i crimini commessi, spesso i responsabili di episodi violenti all’interno delle forze dell’ordine siano stati promossi.

Secondo Sconciaforni è invece “un’idiozia” l’obiezione sollevata da alcuni ambienti delle forze dell’ordine, secondo cui l’introduzione del reato indebolirebbe le forze dell’ordine stesse e ne screditerebbe l’immagine. “Sarebbe come dire – osserva il capogruppo di Rifondazione – che per rinforzare la polizia occorre torturare i sospettati”.

Ora la palla passa al Ministero della Giustizia, al Parlamento e al Governo italiano, che sono gli unici che potrebbero colmare il vuoto legislativo. “Speriamo – auspica Sconciaforni – che la presa di posizione della Regione Emilia Romagna riapra il dibattito a livello nazionale”.