Il 2 dicembre 2013 è stato siglato un accordo tra ACEA, la società di servizi controllata dal Comune di Roma, e la Mekorot, la società idrica nazionale di Israele responsabile di gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani verso i palestinesi.

La Mekorot, come sottolineano i promotori dell’appello, pratica una sistematica discriminazione nelle forniture di acqua alla popolazione palestinese, razionandole a favore delle colonie illegali e dell’agricoltura intensiva israeliana. Come documentato da diverse organizzazioni internazionali, fra cui Human Rights Watch e Amnesty International, Israele – tramite la Mekorot – esercita di fatto un controllo totale sulle risorse idriche palestinesi.

Al Haq, l’organizzazione palestinese per i diritti umani, parla di un vero e proprio “apartheid dell’acqua“, in quanto la società idrica israeliana sottrae illegalmente l’acqua dalle falde palestinesi per distribuirla alle colonie occupate. “La Mekorot ruba di fatto l’acqua ai territori occupati, in particolare Cisgiordania e Gaza – spiega Loretta Mussi del Comitato No Accordo ACEA-Mekorot – Già da molti anni ha deviato il corso del Giordano riducendone di molto la portata, e quest’acqua la porta soltanto in Israele. Inoltre preleva l’acqua dal bacino idrico che sta sotto i territori occupati”.

La popolazione palestinese è poi costretta a comprare l’acqua che si vede sottratta dalla ditta israeliana, al prezzo deciso da Israele: “tutta l’acqua viene distribuita a prezzi irrisori ai coloni – afferma Loretta – e ne viene data una parte, in modo insufficiente, ai palestinesi a un prezzo maggiore”.

Per queste ragioni è stato lanciato un appello contro l’intesa siglata tra la Mekorot e l’ACEA. Un accordo che prevede la collaborazione nel settore delle risorse idriche, con lo scambio di esperienze e competenze, ma di cui – come spiega ancora Loretta Mussi – non “si conoscono tutti i contenuti”. Non è da escludere che possano “esserci anche acquisti di acqua, visto che Israele ha un surplus d’acqua che dichiara di essere pronta a vendere”.

La petizione contro il protocollo d’intesa ha raccolto finora oltre 4000 firme, da associazioni e sindacati, tra cui la Fiom-Cgil, l’Arci, il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e il Coordinamento Romano Acqua Pubblica. “Noi ci opponiamo innanzitutto perché ACEA è una partecipata pubblica e non vogliamo che faccia accordi con un’impresa che si macchia di crimini – le parole di Loretta – in secondo luogo per la possibilità che Mekorot entri nel mercato italiano come già ha fatto in Grecia”.

Andrea Perolino