Protesta al Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, alle porte di Roma, che ospita gli stranieri in attesa di reimpatrio.  Prevedibile la reazione dei detenuti vista la condizione in cui versano.

Alcuni migranti sono saliti sul tetto, altri hanno dato fuoco a coperte, materassi e vestiti. L’incendio ha sprigionato una lunga colonna di fumo nero rendendo inagibile una parte della struttura.

La rivolta non è che l’ultimo degli episodi di scontri interni al Cie romano, lo stesso dove nel marzo 2012 si tenne un lungo sciopero della fame per protesta contro il suicidio di un ex recluso catturato e picchiato dopo una fuga dal centro.

“Una protesta prevedibile: noi stessi durante il nostro monitoraggio delle strutture non siamo potuti entrare nella sezione maschile di Ponte Galiera per problemi di sicurezza interna – Ci spiega Alberto Barbieri di Medici Per i Diritti Umani – nelle sezioni che abbiamo visitato abbiamo notato condizioni di vita che evidentemente ledono la dignità della persona”.

Secondo il report dell’associazione non ci sono miglioramenti dall’introduzione della struttura nel ’98 (all’epoca Centro di Detenzione Temporanea) anzi: con l’aumento del tempo di permanenza, spostato negli ultimi anni fino a 18 mesi, le strutture non hanno assolutamente gli strumenti per poter accogliere i migranti.

Inoltre con i tagli alle amministrazioni pubbliche i finanziamenti per il mantenimento sono dimuiti. Senza contare che nonostante l’aumento del tempo di permanenza non c’è stato un aumento dei reimpatri, ma soltanto un aumento delle detenzioni.

“Una struttura che sicuramente non sta funzionando sotto nessun punto di vista. Serve una riforma strutturale della legislazione sull’immigrazione clandestina, a partire dalla legge Bossi Fini, per la risoluzione del problema” conclude Barbieri.