Internazionale di questa settimana traduce un articolo della rivista americana The Atlantic, in cui ci si chiede come e perché le medicine alternative pur un effetto placebo fanno star meglio tante persone.

C’è in corso una disputa tra chi condanna omeopatia, chiropratica, agopuntura, fitoterapia e altre pratiche di medicina alternativa tacciandole di non presentare dati scientifici certi, e chi invece le considerano una strada per uno stile di vita più salutare e quindi a vari tipi di guarigione. L’articolo spiega alcune pratiche, ma soprattutto l’approccio medico/paziente e malattia/cura citando le parole del presidente dell’Università del Maryland:

noi dottori tendiamo ad esser troppo specializzati. Ci insegnano a fare una diagnosi, a prescerivere una terapia e finisce tutto lì. Conta anche l’ambiente in cui vive il paziente. Per quanto riguarda la medicina alternativa non è chiaro quale sia il maccanismo che la rende utile, ma forse è il fatto che contribuisce a creare l’ambiente giusto.

Può sembrare vago, però il principio è chiaro:

[…] bisogna convincere i pazienti a cambiare stile di vita: ricoprirli di attenzioni. Queto significa visite più lunghe e più frequenti, più attenzione su quello che sta succedendo nella loro vita, più impegno a placcare le loro ansie, per incoraggiare comportamenti sani, per convincere i pazienti ad assumersi responsabilità del loro benessere, e più tentativi per infondere speranza.

Gli oppositori descrivono tutto questo come “melenso” e possibilità che “i medici alternativi possano mentire ai pazienti” perché punterebbero tutto sull’effetto placebo: convincere che con quella terapia si guarisce è più importante dell’efficacia della terapia stessa. Ecco un parere iper critico, di un medico sempre del Maryland:

la vera medicina è una sola: quella i cui trattamenti hanno dimostrato di funzionare. Quando una cosa funziona non è difficile da dimostrare. Queste persone cercano da anni di dimostrare che le cure alternative funzionano, e non ci riescono. Ma non lo ammetteranno mai e andranno avanti così. E’ ovvio, guadagnano troppi soldi.

E allora è tutta una storia che si risolve come sempre con l’ingenuità delle persone e la voglia di arricchirsi? Il giornalista dell’Atlantic scrive che certamente ci sono casi di millantatori, “nemmeno laureati”, di truffe e imperizie, ma anche ospedali e cliniche di eccellenza:

gli studi mostrano chiaramente che la medicina alternativa semplicemente non funziona. E a prima vista questa affermazione sembra incontrovertibile. La letteratura  scientifica è piana di studi approfonditi quali dimostrano che praticamente tutti i trattamenti alternativi […] non aiutano i pazienti più di quanto non facciano certi metodi inventati per truffare […] Eppure sembra che la comunità medica stia diventando sempre più aperta alla medicina alternativa.

Ma perché? Tutto dipende dal fatto che la medicina “tradizionale” non risolve tutti i problemi, anche perché sarebbe impossibile. La medicina moderna ha puntato le sue attenzioni, ricerche e organizzazione sulla lotta alla malattie infettive: si isola l’agente infetto e lo si cura. Un sistema che ha portato notevoli successi e che funziona. Ora però ha spostato la sua attenzione sulle malattie “croniche complesse”: cardiopatie, cancro,diabete, Alzheimer … E qui sono i problemi perché i farmaci fin qui usati “si sono dimostrati inadeguati, se non dannosi”. La comunità medica ha capito che:

invece di aspettare che la malattia si manifesti per poi provare a gestirla con i farmaci, bisognerebbe cercare di ridurre i rischi […] convincere le persone a smettere di fumare, intraprendere una dieta sana, più esercizio fisico e meno stress. Ormai è ampiamente dimostrato che questi cambiamenti influiscono sulla salute.

Ricapitoliamo da un lato il rapporto diretto medico/paziente in cui la terapia è iper personalizzata, dall’altro uno stile di vita salutare e meno stressante. Qualcuno potrebbe esser contrario? Direi di no, ammetto di intendermene molto, però tutto questo mi fa pensare ad uno “slow food” sanitario. Forse il segreto è tutto qui, provare a pensare la sanità non come industria, non come attese di mesi, non esclusivamente come dolore e sofferenze, ma una strada per vivere meglio. Che ne dite, troppo facile e naif ?