Dovremmo ringraziare Blu due volte: la prima perché per molti anni ci ha fatto emozionare di fronte alla sua produzione artistica e ora perché ci ha ricordato che la bellezza è temporanea, e che come tutte le forze che hanno il potere di farci riflettere, ha regole proprie.

Vorrei ringraziare Blu e tutte/i quelli che l’hanno aiutato nella cancellazione dei murales. In questi giorni si sono sentite molte voci, articoli e perfino editoriali su questo gesto plateale. Un’artista che cancella le proprie opere per protesta contro una mostra che espone le sue opere è un fatto abbastanza inedito, e se si aggiunge il corollario delle circostanze la vicenda è sicuramente più unica che insolita.
E allora perché l’opinione pubblica si è divisa così apertamente? Perché da una parte si sono schierati quelli che apprezzano la coerenza del gesto di Blu, il suo tempismo e la sua scelta, e dall’altra quelli che ritengono che abbia fatto un torto alla città, togliendole qualcosa di bello che in precedenza le era stato donato?

Michele Serra, editorialista di Repubblica, non ha dubbi. Secondo lui è il risultato che conta. La città ora è più grigia e, fatti i dovuti distinguo, il risultato, cito, ‘va in culo al popolo’ che non ha più modo di apprezzare le opere dell’artista sui muri della città.
Allineati con Michele Serra troviamo molte figure pubbliche, politici, curatori d’arte tra cui gli organizzatori della mostra oggetto dello scandalo.

Su questa onda, una parte dell’opinione pubblica concorda nel catalogare l’episodio della copertura dei murales come un gesto irresponsabile, a metà tra una furba trovata pubblicitaria, dato il clamore ottenuto, e la rappresaglia più o meno puerile di un artista da centro sociale.

Credo allora che sia opportuno ringraziare Blu due volte, la prima perché per molti anni ci ha fatto emozionare di fronte alla sua produzione artistica unica e densa di contenuti e ora perché ci ha ricordato che la bellezza è temporanea, e che come tutte le forze che hanno il potere di farci riflettere, ha regole proprie.
E queste regole non sono le stesse della politica o del mercato. Realizzate con vernici, spray, olio di gomito e il rischio di una multa salata, le opere di street art sono un dono gratuito che gli artisti fanno spontaneamente, così come un coro che nasce spontaneo, o una festa non organizzata. E così come una festa trasforma un momento anonimo in uno memorabile e felice, così la street art trasforma un edificio anonimo in un’opera d arte degna di ammirazione.

Strappare queste opere dai luoghi dove sono state create per tutti, per chiuderli in un museo, e permettere solo a chi paga il biglietto di poterle ammirare, senza chiedere il consenso all’artista, viola in maniera aperta e grossolana queste regole.
E anche se non avrò più modo di ammirare e lasciarmi scuotere dalle tue opere cittadine, tutte le volte che guarderò i muri diventati grigi, non potrò fare a meno di commuovermi e ringraziarti profondamente per questa lezione. Per tutti quelli che pensano che si poteva trovare un accordo, che alla fine quello di Blu è stato un gesto estremo e irragionevole, credo che il grigio doni moltissimo.

Claudio Succi