Lunedì 24 e martedì 25 marzo a Riccione l’XI congresso di Cgil Emilia Romagna, cui parteciperà la leader nazionale Susanna Camusso. Molti temi sul tavolo per stabilire le strategie dei prossimi 4 anni e un grande assente: il segretario generale di Bologna.

I lavori che hanno preparato questo undicesimo convegno regionale della Cgil sono stati, a detta del segretario generale provinciale uscente Vincenzo Colla, un grande processo di partecipazione democratica. 165mila votanti in più di 10mila assemblee hanno votato per eleggere tutti i vari segretari e i consigli direttivi. Le discussioni inoltre, aperte alla cittadinanza, hanno registrato una partecipazione doppia rispetto al numero degli iscritti.

Il quadriennio 2010-2013, nonostante sia stato dominato da una crisi che ha fatto schizzare la disoccupazione di tre punti percentuali, ha registrato una netta tenuta e anzi una crescita del tesseramento. In questi quattro anni il sindacato ha firmato più di centomila accordi di cassa integrazione, gestendo un totale di 450 milioni di ore. Sono numeri che ispirano ottimismo: “Siamo la regione che ha il più alto livello di sindacalizzazione in Europa – afferma il segretario Vincenzo Colla – siamo al 22% di iscritti sull’intera popolazione”.

Se la fiducia dei lavoratori sembra quindi rimanere stabile, appare chiaro come molto ancora rimanga da fare. Un grosso problema riguarda la quantità sempre crescente di lavoratori precari che, in quanto tali, difficilmente riescono a essere intercettati dal sistema sindacale. In generale è assodato come questa crisi non possa essere risolta solo affidandosi a strategie di difesa, ricorrendo alla cassa integrazione, ma richieda una ristrutturazione organizzativa, un cambio culturale nella gestione del lavoro.

Al congresso si discuteranno quindi due punti principali: “Posizioneremo il nostro Piano per il Lavoro – dice ancora il segretario regionale – che è l’elaborazione strategica e la faremo diventare il pezzo di relazione con le istituzioni e di piattaforme vertenziali per creare lavoro; dall’altra parte ci posizioniamo col nostro strumento, la contrattazione”. Cgil si pone infatti l’obbiettivo di riconquistare i contratti nazionali al contrattazione unica.
Altro nodo di confronto sarà la proposta politica da derivare dall’idea uscita dallo scorso congresso di “Regione come una grande città”. Per puntare a una integrazione del sistema lavoro su scala regionale occorre “utilizzare quei fondi strutturali europei, che sono risorse importanti, per fare progetti, – spiega Colla – un’identità di politica industriale in questa regione dove gli investimenti devono avere una premessa: la certezza di creare lavoro”.

Sui lavori del congresso si aggirano però ovviamente anche nubi di incertezza. La criticità più grave deriva dalla mancata designazione del segretario generale di Bologna. La mancanza di un interlocutore così importante al congresso ha in effetti un peso politico che difficilmente potrà essere compensato dai segretari di categoria ne’ dalla fiducia nell’inevitabile prossimo concludersi dell’iter. Riguardo invece le rivendicazioni da parte di Spi, che rappresenta ora il 55% degli iscritti,  il segretario provinciale chiarisce come il patto generazionale possa essere garantito solo attraverso la confederalità, senza il prevalere di una categoria sulle altre.

Pietro Gallina