Al ritorno dalle festività del Primo Maggio, gli operai della Magneti Marelli di Crevalcore hanno avuto la “sorpresa” delle pause dal lavoro tagliate e della mensa spostata a fine turno, per effetto dell’accordo tra Fim, Uilm e azienda. La denuncia della Fiom, che contesta anche il numero dei lavoratori interinali stabilizzati.

Gli operai della Magneti Marelli dovranno riposare di meno e lavorare di più. È questo che hanno appreso, al ritorno dalla pausa del Primo Maggio, i lavoratori dell’azienda di Crevalcore che fa parte del Gruppo Fiat.
A deciderlo sono stati la dirigenza insieme a Fim e Uilm, firmatari del famoso accordo separato, secondo quanto denuncia la Fiom, che continua ad essere esclusa dai tavoli della trattativa nonostante le sentenze della Corte Costituzionale e del Tribunale di Bologna.

Per effetto del famoso accordo di Pomigliano e di discussioni nei tavoli con la proprietà, i lavoratori della fonderia e del settore plastico subiscono un taglio sensibile al minutaggio delle pause dal lavoro, che diventerà ancora più consistente entro luglio, mese entro il quale l’azienda ha promesso di rendere più confortevoli le condizioni lavorative nei reparti.
In fonderia – che impiega circa metà dei lavoratori della fabbrica – si passerà dai 67 minuti al giorno di pausa su turni di 8 ore, a 50 minuti dall’11 maggio 2015 e si arriverà a regime a 30 minuti dal mese di luglio. Nel reparto plastica e in tutte le altre aree si passerà dagli attuali 45 minuti al giorno a 30 minuti.

Per contro, il tempo sottratto alla pausa e dedicato al lavoro sarà remunerato, ma la Fiom non accetta lo scambio. “Non si può barattare la salute e la sicurezza con un’integrazione salariale – spiega ai nostri microfoni Francesco Di Napoli, rsa Fiom alla Magneti Marelli – Le pause più lunghe rispetto agli altri settori metalmeccanici, che finora ci venivano riconosciute, erano proprio dovute alla pesantezza del lavoro in fonderia, dovuto al calore e alla sporcizia”.

Oltre al decurtamento delle pause, inoltre, la mensa viene spostata a fine turno, togliendo anche il break che il lavoratore poteva fare per riprendere le forze.
Il rischio, per il sindacalista, è che i nuovi ritmi produttivi abbiamo conseguenze anche per la sicurezza. “L’anno scorso si sono registrati alcuni princìpi di incendio, perché le presse erano sporche di grasso – racconta Di Napoli – Solitamente ogni estate si effettuava una manutenzione e una pulizia dei macchinari, che da tre anni, con ritmi sempre più incalzanti, non viene effettuata”.

La Fiom, però, contesta anche il piano di stabilizzazioni annunciato dall’azienda. Salutando positivamente la trasformazione di 10 contratti interinali in posti fissi, i metalmeccanici della Cgil lamentano però l’insufficienza del provvedimento. “A fronte di 25 persone che se ne sono andate, per pensionamenti o motivi personali – osserva l’rsa – ne vengono stabilizzate solo 10, mentre altre 30 vengono lasciate a casa”. Da 315 lavoratori, negli ultimi tre anni, l’azienda è passata a 290, mentre i contratti precari incidono per il 25% sul totale della forza lavoro, percentuale che sale al 40 se si considera il reparto produttivo.

Tutte questioni che riaccendono la polemica sindacale interna allo stabilimento di Crevalcore, con la Fiom che torna a sottolineare come Fim e Uilm si limitino a ratificare le decisioni dell’azienda, senza aver ricevuto alcun mandato dalle lavoratrici e dai lavoratori. Mercoledì dovrebbe tenersi un’assemblea sindacale, che per i metalmeccanici Cgil rischia di essere solo “una mera assemblea informativa”. Sarà forse l’occasione per sentire cosa pensano i lavoratori di quello che la Fiom definisce senza mezzi termini il “furto delle pause”.