La retorica della legalità del ministro Minniti si scontra contro una decina di possibili violazioni del diritto internazionale delle istituzioni italiane e francesi a Ventimiglia. Uno studio di Alessandra Ballerini e Pietro Barabino, contenuto nel Dossier Statistico Immigrazione di Idos, individua i punti di illegalità degli Stati.

Ventimiglia: Le violazioni di Italia e Francia nell’hub ligure

All’esame della legalità – argomento retorico brandito da vari esponenti della politica e delle istituzioni, tra cui l’attuale ministro degli Interni Marco Minniti – l’Italia e la Francia potrebbero essere bocciate.
In particolare, in un contesto preciso come quello che si è creato alla frontiera di Ventimiglia, Roma e Parigi violano una decina di leggi e di principi del diritto internazionale, a cui si aggiungono altre violazioni “minori” di leggi interne, per le quali ci sono già state condanne e pronunciamenti di vari tribunali.

È quanto emerge da uno studio dell’avvocata Alessandra Ballerini e del giornalista Pietro Barabino, contenuto nel “Dossier Statistico Immigrazione 2017“, curato dal Centro Studi e Ricerche Idos e presentato nei giorni scorsi.
L’analisi ripercorre quanto è accaduto e sta accadendo dal 2015 ad oggi a Ventimiglia a causa della chiusura selettiva su base etnica della frontiera, che i migranti tentano di varcare con alterni risultati.
Nello studio vengono individuati nove punti che corrispondono ad altrettante violazioni del diritto internazionale che gli Stati italiano e francese starebbero violando.
LE VIOLAZIONI DI ITALIA E FRANCIA
I respingimenti alla frontiera, l’impossibilità di fare ricorso, i rastrellamenti, le deportazioni e i rimpatri cui abbiamo assistito in questi due anni si traducono nella trasgressione di leggi e convenzioni internazionali, che pure i due Stati hanno sottoscritto.
Nello specifico Italia e Francia violano l’articolo 13 della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo (Cedu), che stabilisce che “ogni persona i cui diritti e le cui libertà riconosciuti nella presente Convenzione siano stati violati, ha diritto a un ricorso effettivo davanti a un’istanza nazionale, anche quando la violazione sia stata commessa da persone che agiscono nell’esercizio delle loro funzioni ufficiali”.

Il secondo punto riguarda le espulsioni collettive di stranieri, che sono vietate dall’articolo 4 del protocollo IV Cedu e che invece vengono praticate.
Il terzo punto riguarda specificatamente la Francia e la violazione di sei articoli del Codice Frontiere Schengen (20-21-22-23-24-27), in cui viene vietato il ripristino dei controlli sistematici e indicata una procedura per il ripristino dei controlli in caso di grave minaccia che Parigi non ha rispettato.
Ancora la Francia ha violato il Regolamento di Dublino e la Convenzione di New York per i diritti del fanciullo, in particolare per il respingimento di minori stranieri non accompagnati e di richiedenti asilo.

La quinta e la sesta violazione riguardano il diritto di difesa, che a Ventimiglia viene quasi sistematicamente negato. Eppure il diritto è disciplinato da varie leggi, tra cui l’articolo 24 della Costituzione italiana, l’articolo 47 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, gli articoli 3 e 6 della Cedu e la direttiva rimpatri 115/2008 dove, oltre al diritto di difesa, vengono garantiti i diritti ad una mediazione linguistica e alla conoscenza effettiva dei provvedimenti adottati dall’autorità competente.

Il settimo punto riguarda il divieto delle espulsioni collettive, contenuto nell’articolo 19 della Carta Fondamentale dei Diritti dell’Ue, mentre le selezioni sommarie e discrezionali dei migranti economici dai possibili richiedenti asilo, operate a Ventimiglia, violano la Direttiva Procedure 2013/32/UE.
Il sistematico trasferimento coatto di stranieri già identificati negli hotspot del sud Italia, infine, viola l’articolo 13 della Costituzione.

I PRECEDENTI DI ILLEGALITÀ DI STATO
La materia dell’immigrazione ha già visto una bocciatura del nostro Paese, in particolare nel 2009, quando fu condannato per i respingimenti in mare voluti dall’allora ministro Roberto Maroni. Per evitare questo rischio, il Viminale oggi non ha interrotto questa pratica, ma l’ha esternalizzata in Libia. Gli accordi con le milizie libiche sono stati ormai certificati da numerose inchieste giornalistiche. A coloro che prima si occupavano del traffico di esseri umani, ora l’Italia chiede di contenere i flussi, mettendosi così in salvo da possibili procedimenti internazionali.

GLI ALTRI PROVVEDIMENTI ILLEGITTIMI
Tornando a Ventimiglia, non è solo il diritto internazionale che viene violato. Vi sono strumenti discrezionali, come i fogli di via o i divieti di dimora comminati a cittadini solidali, di cui la Questura di Imperia ha abusato e che sono già stati bocciati e sanzionati da Tar e Consiglio di Stato.
Nella sola attività dell’avvocata Ballerini, infatti, solo nell’ultimo anno si registrano sette ricorsi accolti dai tribunali ad altrettanti provvedimenti illegittimi emessi dalla Questura ai danni di attivisti umanitari.
Secondo un calcolo della Rete No Borders, in due anni sono stati comminati 60 fogli di via.

Insieme alla celebre ordinanza del sindaco Pd Enrico Ioculano, che vietava di dare cibo o bevande ai migranti presenti nella cittadina ligure, e ai processi ai danni di attivisti che hanno aiutato i migranti a passare la frontiera (tra cui Cédric Herrou, Francesca Peirotti e Felix Croft), risoltisi quasi tutti con assoluzioni o piccole multe, questi provvedimenti si configurano come repressivi e tentano di introdurre o, nel caso della Francia, ripristinare i cosiddetti reati di solidarietà. Finora senza successo giudiziario.
LA RETORICA DELLA LEGALITÀ
Se si prova a tracciare un bilancio sulla condotta delle istituzioni a Ventimiglia, tenendo conto delle condanne già subite dallo Stato e dalle sue diramazioni e di quelle cui potrebbero incorrere in caso di cause non ancora intentate per le palesi violazioni descritte sopra, emerge che il concetto di legalità, inserito in un sistema di diritto nazionale ed internazionale, si riduce ad una mera arma retorica propagandistica, agitata in modo incoerente per interessi meramente politici.