Il Parlamento israeliano ha approvato in prima lettura una legge che colpisce i finanziamenti delle ong israeliane che operano nei territori occupati in Palestina. La proposta viene dal partito di estrema destra Casa ebraica, ma Netanyahu ha colto la palla al balzo per zittire i dissidenti e ricattare l’Europa.

Israele se la prende con le ong progressiste. Il Parlamento israeliano ha approvato in prima lettura una legge proposta dal partito di estrema destra Casa ebraica che vuole colpire i finanziamenti stranieri alle organizzazioni non governative che lavorano nei territori occupati dalle forze di sicurezza israeliane in Palestina.
Non è il primo episodio che dimostra l’ostilità di Israele nei confronti delle organizzazioni umanitarie progressiste, invise al governo perché documentano l’illegalità e la violenza perpetrata nei confronti dei palestinesi. Come riporta Nena-News, in un articolo di Michele Giorgio, corrispondente de il Manifesto, le ong “di sinistra” che operano nei territori occupati sono oggetto di continui attacchi.

Il provvedimento, ufficialmente presentato come una legge sulla trasparenza, prevederebbe che qualunque finanziamento proveniente dall’estero e destinato ad ong che operano nei territori debba passare al vaglio – quindi alla censura – del governo.
“Un attacco alla democrazia e alla libertà di espressione anche interna ad Israele – sottolinea Luisa Morgantini, già vicepresidente del Parlamento europeo ed esponente di Assopace Palestina – Addirittura era presente un articolo, che poi è stato stralciato, che prevedeva che qualunque esponente delle ong che si presentasse alla Knesset, dovesse avere ben visibile sulla giacca uno stemma che indicasse che prende finanziamenti dall’estero”.

Discorso diverso, invece, per le ong vicine alla destra, che ricevono molte più risorse dallo stesso Israele e che, in alcuni casi, favoriscono l’insediamento dei coloni israeliani nelle colonie, ritenute illegali da tutta la comunità internazionale.
In realtà, le ong sono solo vittime della rappresaglia che il governo di Netanyahu sta sferrando nei confronti di tutta la dissidenza interna e un’arma di ricatto anche nei confronti dell’Europa, che finanzia con qualche risorsa alcune delle ong.

“C’è da tenere presente – continua Morgantini – che questo governo è composto da forze di destra, tra cui anche nazionalisti e fondamentalisti religiosi e, da alcuni anni a questa parte, è cominciato un percorso di limitazione delle libertà anche per gli stessi israeliani che non accettano l’occupazione militare”.
L’ex vicepresidente del Parlamento Ue ricorda che sono sei i ministri del governo israeliano che abitano nelle colonie, nonostante sia una pratica illegale.

Morgantini ricorda anche che le leggi approvate negli ultimi anni e che incrinano sempre più la democrazia israeliana sono molte.
Dalla distruzione delle case dei palestinesi considerati terroristi, ai cadaveri dei palestinesi uccisi che non vengono restituiti alle famiglie o, quando vengono restituiti, l’obbligo a celebrare funerali di notte e alla presenza di massimo 50 persone.