La Guardia di Finanza ha iniziato questa mattina, su mandato della Procura, le visite alle emittenti radio e tv locali. Verificate le fatture anche a Radio Città Fujiko: non è risultata nessuna intervista a pagamento. Alle 16,00 Gerardo Bombonato, presidente Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna, in diretta sulle nostre frequenze.

La Procura di Bologna, nella persona della dott.ssa Antonella Scandellari, ha aperto un fascicolo sulla vicenda delle interviste a pagamento rilasciate da alcuni consiglieri regionali, emersa nei giorni scorsi, avviando i controlli delle Fiamme Gialle presso le emittenti radio e tv locali della Regione per acquisire fatture, contratti, e altri documenti fiscali comprovanti l’acquisto delle interviste. Intorno a mezzogiorno sono venuti anche presso la nostra sede riscontrando che nessuna intervista è mai stata fatta a consiglieri regionali a fronte di un qualsiasi corrispettivo.

Da un’indagine conoscitiva si è passati ad un’inchiesta contro ignoti per peculato sulla base del fatto che i fondi dei gruppi consiliari devono essere utilizzati per le attività del gruppo stesso e non hanno come destinazione d’uso le ospitate televisive o radiofoniche.

Anche la procura della Corte dei Conti sta indagando e su delega del procuratore capo Salvatore Pilato e del pm Pasquale Principato, cointestatari dell’indagine, questa mattina alle 9,00 la Guardia di Finanza si è presentata nei palazzi di viale Aldo Moro per acquisire le eventuali documentazioni che possano chiarire la vicenda.

Infine da segnalare che l’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna ha aperto ufficalmente un’istruttoria per raccogliere la documentazione e convocare i giornalisti delle emittenti coinvolte nonché invitare per colloqui informativi i politici che hanno rilasciato dichiarazioni sulla vicenda. Nella nota emessa dall’Ordine si specifica che ”l’informazione a pagamento, sia che si tratti di politici o di qualsiasi altro cittadino, non fa parte della professione giornalistica ed è tassativamente vietata dalle nostre regole deontologiche a tutela soprattutto dei cittadini, che hanno diritto a un’informazione corretta e trasparente”. Si aggiunge inoltre che ”la vicenda cade in un quadro dell’informazione italiana assai complesso e segnato da forti contraddizioni e commistioni” e si sottolinea che l’Ordine ”farà la parte che gli compete per un’azione moralizzatrice senza alcun intento moralista. Non ci interessa stabilire percentuali di colpa o assoluzioni, convinti come siamo che tutti gli attori (e non solo i giornalisti) del sistema informativo devono assumersi le loro responsabilita’ e correggere le attuali distorsioni”.

Proprio sull’aspetto nebuloso della legislazione in materia il Corecom “sta verificando la tipologia delle trasmissioni andate in onda, le modalità e i format, e i tempi in cui sono avvenute. Nel frattempo è stato richiesto all’Agcom un supporto interpretativo per vicende non contemplate esplicitamente dalla legge, che come tali richiedono molta prudenza”. Infatti spega in una nota il presidente Gianluca Gardini che “A seguito della legge per la cosiddetta par condicio, la comunicazione politica a pagamento è vietata sulle emittenti nazionali, essendo prevista come gratuita per tutto l’arco dell’anno, ma è invece ammessa e consentita sull’emittenza locale, che, dopo una battaglia per la modifica della Legge 28/2000, ha ottenuto l’applicazione di un regime equiparato a quello in vigore per la carta stampata. Dunque, in assenza di un esplicito divieto, le televisioni locali possono mandare in onda varie forme di ‘comunicazione politica’ a pagamento, vigendo unicamente per esse il rispetto di un codice di autoregolamentazione. Solo nel caso in cui le emittenti locali vogliano mandare in onda comunicati unilaterali, nella tipica forma dello spot (i messaggi politici autogestiti), sono tenute a norma della legge e del codice di autoregolamentazione ad un format specifico e un’indicazione esplicita in sovraimpressione, per tutta la durata del messaggio, che si tratta di comunicazione a pagamento. Questo per tutto l’arco dell’anno, non solo nei periodi ufficiali di campagna elettorale”.