Sul caso delle interviste a pagamento, la presidente del Corecom Giovanna Cosenza risponde a Defranceschi che accusava l’organismo di controllo di essere rimasto in silenzio. “Esprimemmo parere difforme rispetto all’Agcom”. Ma sul piano etico: “Interventi non opportuni”.

In seguito alla notizia che la Corte dei Conti chiamerà a processo sette capigruppo della Regione Emilia Romagna per le famose interviste a pagamento, il capogruppo del M5S, Andrea Defranceschi, lamentava dai nostri microfoni il silenzio del Corecom, l’organismo regionale di controllo sulle telecomunicazioni.
Quest’oggi a rispondere a Defranceschi, sempre dalle nostre frequenze, è Giovanna Cosenza, eletta alla presidenza dell’ente lo scorso luglio.
La presidente smentisce Defranceschi, sostenendo che sulla questione il Corecom intervenne esprimendo un parere difforme rispetto all’Agcom, l’istituto nazionale di vigilanza.

“Sebbene la questione riguarda la gestione precedente, quella del collega Gardini – precisa Cosenza – posso dire che all’epoca il Corecom non rimase in silenzio, ma si mise a disposizione e, per quanto riguarda l’aspetto penale, espresse un parere difforme rispetto all’agenzia nazionale, dal momento che nella legge nazionale non sono contenuti divieti espliciti”.
A livello etico, invece, secondo Cosenza quelle interviste sono passibili di sanzioni o sono almeno da ritenersi interventi non opportuni.
Infine, sul piano contabile, la presidente del Corecom preferisce aspettare di avere accesso alle carte della Corte dei Conti prima di intervenire, pur dichiarandosi a disposizione per analizzare la questione.

Nella vicenda, infine, sembra emergere un conflitto tra la legge nazionale e i regolamenti della Regione, che pure è un organo legislativo. “Purtroppo in questo ambito le norme sono sfumate – sostiene la presidente del Corecom – non c’è una chiarezza che permetta di pronunciarsi nettamente e subito. Di volta in volta occorre procedere con cautela”. Proprio per questo, secondo Cosenza, di fronte a casi come questo occorre distinguere e porsi in una posizione di analisi e di verifica.