La Procura di Taranto ha chiesto il rinvio a giudizio per 53 persone e tre società nell’inchiesta sul disastro ambientale a carico dell’Ilva. Tra queste anche il governatore della Puglia Nichi Vendola, accusato di concussione aggravata.

Il leader di Sinistra ecologia e libertà rischia di finire sotto processo. Gli inquirenti della Procura della Repubblica di Taranto, guidati dal procuratore Franco Sebastio, hanno infatti chiesto il rinvio a giudizio per Nichi Vendola, insieme alla famiglia Riva, nell’ambito dell’inchiesta “ambiente svenduto” sull’Ilva di Taranto.

L’accusa rivolta a Vendola è di concussione aggravata. Secondo il pool di magistrati il governatore della Puglia avrebbe abusato della sua posizione e – di concerto con Fabio Riva, proprietario della colosso siderurgico, e l’ex potente responsabile delle relazioni istituzionali Girolamo Archinà – avrebbe fatto pressioni su Giorgio Assennato, direttore dell’Arpa Puglia, affinché ammorbidisse il parere della’agenzia regionale di protezione ambientale “nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall’impianto siderurgico dell’Ilva s.p.a. ed a dare quindi utilità a quest’ultima, consistente nella possibilità di proseguire l’attività produttiva ai massimi livelli, come sino ad allora avvenuto, senza perciò dover subire le auspicate riduzioni o rimodulazioni”.

Oltre a Vendola sono 52 gli indagati per i quali la Procura della Repubblica ha formulato lo stesso provvedimento, insieme a tre società (Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici). Tra questi Emilio, Nicola e Fabio Riva, accusati di associazione a delinquere insieme ad Archinà, all’allora direttore dell’Ilva Luigi Capogrosso, al consulente legale dell’azienda Francesco Perli e a cinque fiduciari, finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari e all’omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. Rischiano il processo anche il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno e l’ex presidente della Provincia, Gianni Florido.

Credo ci sia già un giudizio morale su Nichi Vendola – è il commento di Cataldo Ranieri, portavoce del Comitato dei cittadini e lavoratori liberi e pensanti di Taranto – Noi ci auguriamo che sia fatta giustizia per questa città e chi ha sbagliato deve pagare”.