È con una manifestazione davanti ai locali della regione Emilia Romagna, prevista per questo pomeriggio alle 15, che l’Usb lancia la campagna per le elezioni delle Rsu. A essere contestati sono il Jobs Act e la riforma della pubblica amministrazione voluti dal governo, misure accusate di smantellare i servizi pubblici del Paese. A manifestare ci sarà anche Asia-Usb, che chiede a governo e comune un radicale cambio di rotta sulle politiche abitative.

Il sindacato Usb si mobilita per chiedere alla giunta regionale, accusata di recepire in toto le misure del governo Renzi, un confronto sugli esuberi previsti nel pubblico impiego che coinvolgeranno migliaia di lavoratori. La manifestazione di oggi inaugura una nuova stagione di conflitto contro il Jobs Act e la riforma della pubblica amminastrazione. Misure che non mancheranno di incidere sul tessuto sociale territoriale e che non risparmieranno neanche l’Emilia Romagna.

Queste le ragioni che porteranno oggi i manifestanti a chiedere alla giunta regionale che si percorra una strada diversa da quella tracciata a Roma.
La dimensione più immediatamente sensibile è quella del pubblico impiego, su cui la giunta regionale è chiamata a rimediare a migliaia di esuberi, previsti a partire dal primo gennaio, e a una diffusa e radicata condizione di precarietà.

A mobilitarsi sarà anche Asia-Usb, che porterà in piazza le ragioni degli occupanti di case e del diritto all’abitare. Anche in questo caso a essere contestate sono le politiche del governo e quelle dei poteri locali, Palazzo D’Accursio su tutti.

“Noi andiamo lì sotto per dire che bisogna cambiare politiche, nazionali e territoriali, sul lavoro e sui servizi, sociali. Chiediamo in particolare che si apra un confronto serio sulle migliaia di lavoratori del pubblico impiego che sono già stati dichiarati in esubero – dichiara Massimo Betti, reposnsabile di federazione Usb – Oggi per noi si apre una stagione di conflitto con questa giunta”.

Stagione di conflitto che però, sostiene Betti, non vedrà i sindacati disporsi sullo stesso fronte e impegnati in una battaglia comune. Insomma: all’orizzonte non pare profilarsi nessuno spazio per la concertazione.

Alessandro Albana