Il governo non intende fare marcia indietro sul programma di acquisto degli F-35: l’Italia comprerà tutti i 90 cacciabombardieri. L’indiscrezione arriva da fonti del Pentagono, citate dall’agenzia Reuters, e la notizia è confermata da autorevoli fonti militari italiane. E mentre si aspetta la posizione ufficiale del governo, il ministro Gentiloni fa dietrofront sull’impegno militare in Libia.

Il governo mantiene l’impegno. Non si parla, purtroppo, di lavoro, né di welfare o di scuola. Bensì di spese militari. Il programma di acquisto di 90 cacciabombardieri F-35 è infatti confermato, nonostante le polemiche e le richieste di rivedere il piano arrivate non solo dall’opposizione, ma anche dalla minoranza del Pd, oltre che dal mondo pacifista. La notizia arriva direttamente dagli Usa, con un’indiscrezione del Pentagono riportata dall’agenzia Reuters che conferma l’impegno italiano nell’acquisto dei velivoli militari. Nessun taglio, dunque, nel programma di rinnovamento dell’aeronautica militare. Il numero di 90 aerei non si tocca, mentre secondo fonti governative l’obiettivo sarebbe quello di ridurre i costi rispetto alla spesa complessiva prevista, pari a 14 miliardi di euro. Dura la presa di posizione di Sel, con il deputato Nicola Fratoianni che ai nostri microfoni parla di “una vergogna, il Partito democratico aveva votato una mozione per il dimezzamento degli F-35. Quella mozione è lettera morta, ed è un fatto grave anche dal punto di vista del ruolo del Parlamento“.

Colpisce il fatto che la notizia non provenga da fonti governative del ministero della Difesa. Nulla di ufficiale, infatti, è dato sapere al momento: “Se l’informazione di procedere all’acquisto arriva da fonti diverse da quelle governative questo la dice lunga non solo sulle scelte, ma anche sulla qualità della nostra democrazia”, commenta Fratoianni. Così il programma di acquisto dei Lockheed Martin va avanti, nonostante i dubbi sui costi e l’effettiva utilità degli aerei. Un investimento che riguarda anche lo stabilimento di manutenzione di Cameri (Novara), dove verranno costruite le ali e il blocco centrale della fusoliera, e che secondo alcune stime garantirà in Italia 10 mila pisti di lavoro. Un’argomentazione, quella delle ricadute occupazionali, “ridicola – secondo il deputato di Sel – Vorrei chiedere a questi geni della politica quanta occupazione produrrebbe utilizzare quei miliardi per investimenti in opere come la tutela idrogeologica, infrastrutture, messa in sicurezza delle scuole. Settori che darebbero sviluppo e competitività nel Paese”.

Fratoianni si sofferma poi sull‘informativa alla Camera dei Deputati tenuta questa mattina dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, in merito ai venti di guerra che spirano dalla Libia: “Dopo essersi messo l’elmetto e aver imbracciato il fucile, il ministro Gentiloni ha fatto un clamoroso passo indietro, il che è un fatto positivo. L’informativa di oggi è comunque deludente e non indica nessun percorso chiaro rispetto alla nostra iniziativa di fronte alla crisi libica e alla situazione globale”.