Dopo tre anni di trattative per l’apertura di un mercato contadino e biologico in piazza San Rocco, al Pratello, il patto di collaborazione tra il Comune di Bologna e Campi Aperti è saltato. L’Amministrazione non avrebbe chiuso la strada al traffico o avrebbe quadruplicato la tassa per l’occupazione di suolo pubblico. I produttori in difficoltà: “Abbiamo prodotti in campo che dobbiamo vendere”.

“Delusione” e “smarrimento”. Sono queste le parole più utilizzate dai cittadini che sabato scorso si aspettavano di trovare in piazza San Rocco, al Pratello, l’inaugurazione del mercato biologico e contadino di Campi Aperti.
Tutto, invece, è saltato perché al momento della firma del patto di collaborazione con l’Amministrazione comunale, come avviene anche per i mercati in altri punti della città, i produttori si sono trovati di fronte a condizioni insostenibili, come una tassa per l’occupazione di suolo pubblico quadruplicata.

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“La trattativa andava avanti da tre anni – spiega ai nostri microfoni Elena Hogan, presidente di Campi Aperti – La realizzazione di un nuovo mercato in piazza San Rocco è un’idea portata avanti insieme alla Pratello Social Street”.
Non un mercato qualunque, però. Perché Campi Aperti da 16 anni porta avanti un lavoro che è sia produttivo che culturale di un certo tipo, volto alla sovranità alimentare, all’alleanza tra città e campagna, alla riduzione dei rifiuti, al benessere delle persone. Tutte peculiarità che, in altri casi, sono valse il dimezzamento degli oneri dovuti per lo svolgimento del mercato stesso, ma non in questo caso.

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“I costi che ci sono stati richiesti per l’occupazione di suolo pubblico – spiega la presidente dell’associazione – sono quadruplicati e per una realtà come la nostra, che vende solo prodotti propri, non era sostenibile”.
Alla base dell’esplosione dei costi (pari a 18mila euro), spiega sempre Hogan, la richiesta di chiudere il traffico nel tratto del mercato, che secondo gli uffici comunali dovrebbe portare in modo automatico a quadruplicare i costi.

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Alcuni anni fa proprio Campi Aperti aveva firmato col Comune di Bologna, rappresentato allora dall’assessore Matteo Lepore, un patto che riconosceva l’impegno dell’associazione per la sovranità alimentare. A fronte del lavoro svolto e del diverso modo di intendere la produzione agricola e la vendita, l’Amministrazione riconosceva una scontistica che ora sembra non voler riconoscere.
L’attuale assessore al Commercio, Alberto Aitini, sembra però possibilista e nell’incontro che si svolgerà oggi conta di trovare un punto d’incontro.

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Nel frattempo i produttori sottolineano che i continui ritardi nell’avvio del mercato creano problemi enormi ai contadini che hanno prodotti in campo da vendere e continuano a rivendicare la propria azione, che non è quella di un semplice mercato. “Non abbiamo mai chiesto un euro di soldi pubblici – spiega ai nostri microfoni Carlo Farneti – Oltretutto stiamo sviluppando un progetto importante sulle sementi, in collaborazione col genetista Salvatore Ceccarelli, insignito del Bologna Award nel 2015”.
L’amarezza e la rabbia per l’ambiguità dell’Amministrazione, però, è palpabile. Più di uno, infatti, sottolinea come il Comune abbia sostenuto e foraggiato un progetto ambiguo come Fico.

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