Negli ultimi anni sono cresciute esponenzialmente le squadre dilettantistiche di calcio popolare, che hanno come obiettivo la lotta a qualsiasi forma di discriminazione attraverso lo sport. Domani, a Roma, l’assemblea nazionale con tre tavoli di discussione.

Calcio popolare all’insegna dell’antirazzismo

Calcio antirazzista, antisessista, antiomofobo. In una parola sola: popolare. In tutta Italia sono decine le squadre di calcio con queste caratteristiche nate negli ultimi anni. E se l’appuntamento clou è forse quello dei Mondiali Antirazzisti che si svolgono ogni luglio a Bosco Albergati, il lavoro che le nuove società compiono dura però un anno intero.
Lo sport, quindi, diventa uno strumento per promuovere la solidarietà attiva e l’aggregazione, per rifiutare ogni forma di discriminazione e per riportare nel mondo del calcio valori sani, contrastando il marcio che in questi anni ha fatto da protagonista.

La nascita di nuove società sportive di calcio popolare è tale, che per confrontarsi su difficoltà, prospettive e condividere le proprie esperienze è stata indetta un’assemblea nazionale, che si svolgerà domani al centro sociale “Auro e Marco” di Roma, in via Caduti nella Guerra di Liberazione 268.
L’obiettivo è dotare le squadre più giovani (ma non solo) dei mezzi per poter crescere e le società già ben avviate di uno spazio di confronto e condivisione necessario, attraverso la messa in rete di esperienze positive e negative altrui.
Non solo: negli auspici c’è anche la creazione di un torneo estivo interamente dedicato al calcio popolare.

L’assemblea sarà strutturata in tre tavoli tematici. Quello tecnico-gestionale, nel quale si discuterà della creazione delle Associazioni Sportive Dilettantistiche (Asd), dell’organizzazione interna, dei tesseramenti (con particolare attenzione per la questione migranti), dei rapporti con le federazioni e della gestione dello spogliatoio.
Si discuterà anche di economia, cioè di come sostenersi con l’azionariato popolare, l’autofinanziamento, i bandi, ma anche discutendo dei costi dei campi da gioco.
Il terzo tavolo, infine, toccherà un tema delicato, quello dei tifosi e della repressione. In questo caso si farà il punto su come intervenire nel rapporto con il quartiere, con la città e con le altre realtà sportive, oltre a parlare della deriva del calcio “ufficiale”.