I dati segnalano un aumento dell’uso improprio dei voucher di fronte ai quali il Ministro del Lavoro promette riforme sulla tracciabilità telematica. Ma per la Cgil si tratta solo di un palliativo che non risolve il problema.

In seguito all’incredibile aumento dell’utilizzo dei voucher, il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha annunciato che verrano presentate delle correzioni al jobs act. Il governo si vuole impegnare per migliorare la tracciabilità introducendo obblighi per le imprese di comunicare l’utilizzo. Queste novità vanno nella direzione di prevenire l’evasione fiscale e le irregolarità che sono state registrate.

L’Inps ha dichiarato che nel 2015 l’uso dei voucher è aumentato del 66% rispetto all’anno precedente. Se ad ogni voucher corrisponde effettivamente un’ora di lavoro, il volume di ore remunerate dai voucher venduti nel 2015 corrisponde a circa 57.000 unità di lavoro equivalenti. Questi dati sottolineano che la lieve ripresa economica poggia fortemente sui voucher. Diventa naturale così l’intervento del Governo, preoccupato soprattutto del sommerso che il sistema voucher sembra portare con sé. Lo stesso Poletti ha infatti dichiarato che molte imprese “Prenotano i voucher ma li tengono in tasca e li usano solo se passa il controllo, come il biglietto dell’autobus se passa il  controllore si timbra”. La nuova tracciabilità permetterebbe inoltre di scovare chi paga un ora coi voucher e il resto in nero.

La posizione ufficiale del Ministro è che bisogna aiutare le imprese a crescere, ma senza tollerare nessuna forma di sfruttamento del lavoro e nessuna misura che elude la legge. Nel caso in cui questi ritocchi al jobs act non bastassero ancora “Ci rimetteremo le mani perche’ noi vogliamo combattere la precarietà”.

La realtà è che se si guarda ad una valutazione qualitativa del lavoro, siamo già abbondantemente nella precarizzazione e le nuove riforme non hanno cambiato affatto la situazioine. Secondo la ricercatrice Marta Fana, collaboratrice del manifesto, i settori in cui cresce l’occupazione indeterminata a tutele crescenti, sono quelli nei settori di servizi a bassissima qualità. La precarizzazione e l’utilizzo dei voucher crescono invece nei settori ad alto contenuto professionale. La direzione intrapresa è quella di “Una stabilizzazione di un’economia che tende alla bassa qualità, precarizzando nel contempo proprio quelle forme di lavoro che potrebbero contribuire ad un aumento qualitativo dell’economia”.

Secondo Antonio Mattioli della Cgil dell’Emilia Romagna le riforme promesse da Poletti “sono un palliativo che non risolve il problema voucher, sistema nato per non applicare il contratto nazionale. I problemi fiscali e retributivi restano. Poletti compie un passo indietro nel processo della liberlizzazione del lavoro e allo stesso tempo non risponde alla necessita di regolarizzare i rapporti di lavoro”. Il jobs act è respondabile di tutto questo perchè ha reso il lavoro “Come un ticket pagato in tabaccheria” prosegue Mattioli “I voucher sono uno strumento che dovrebbe essere utilizzato solo in casi eccezionali e temporanei. Per tutti questi motivi nella campagna di raccolta firme per la carta dei diritti proporremo un referendum abrogativo dei voucher”.

Gabriele Amadori