Mentre la Gran Bretagna rifiuta l’accoglienza a 3mila bambini siriani rimasti soli a Calais e il Coisp irride i naufraghi, da Idomeni, al confine con la Macedonia, arrivano gli scatti del fotografo Roberto Taddeo, che ai nostri microfoni racconta l’esperienza in uno dei gironi infernali dei migranti. Le foto in mostra il 20 maggio a Radio Città Fujiko.

La gestione europea dei flussi migratori continua ad essere una delle pagine più vergognose del Vecchio Continente oggi.
Mentre la Commissione, su consiglio anche del premier italiano Matteo Renzi, prepara un piano che coinvolga l’Africa per arginare le partenze, molti confini, anche interni, restano chiusi.

Lunedì la Gran Bretagna ha rifiutato di dare accoglienza a 3 mila bambini siriani rimasti soli a Calais e in altri campi profughi in Europa. Si tratta di orfani e minori abbandonati della crisi in Siria. La motivazione del ministero degli Interni nel rifiutare asilo ai bambini è che così facendo si finirebbe per “incoraggiare le famiglie a inviare i propri figli da soli in Europa esponendoli ai rischi del viaggio e al pericolo dei trafficanti di esseri umani”. Ma l’opposizione accusa il governo di mancanza di solidarietà umana di fronte alla grande tragedia che attraversa l’Europa.

Nel frattempo, in Italia, il sindacato di polizia Coisp, già tristemente famoso per gli attacchi alla mamma di Federico Aldrovandi, ha pubblicato su Twitter la foto di un naufragio sostenendo che le persone immerse nell’acqua, alla deriva, stessero fingendo di essere naufragate.
A Bologna, intanto, rientra oggi la missione della ong Gvc dalla Grecia, che ha testimoniato l’enorme solidarietà del popolo e del governo greco nei confronti dei profughi.

Proprio dalla Grecia, in particolare da Idomeni, cittadina al confine con la Macedonia passata alla cronaca per le disumane condizioni in cui sono costretti i profughi in seguito alla chiusura della frontiera, arrivano gli scatti di Roberto Taddeo, fotografo free lance che di recente si è recato in loco e ha visitato i campi di accoglienza.
Le immagini scattate da Taddeo, presenti sul sito del fotografo, saranno esposte nella sede di Radio Città Fujiko, in un’iniziativa che si terrà il 20 maggio.

“Quello che mi ha colpito di più – racconta ai nostri microfoni il fotografo – è l’atmosfera di drammatica normalità che si respira ad Idomeni. Anche semplicemente una giornata di sole è sufficiente a portare gioia negli occhi dei bambini, mentre permane la disperazione negli occhi delle persone adulte”.
Taddeo racconta che i genitori tendono ad edulcorare la situazione ai figli e che la vita scorre con apparente normalità, pur nella disperazione che si avvicina in molti casi alla resa.

Nel campo profughi ci sono 12mila persone che, come spesso avviene anche nei paesi, tendono ad agglomerarsi in base all’etnia. Ognuno cerca di insediarsi e vivere vicino ai propri connazionali.
Una presenza che sovrasta per numero i 150 cittadini greci che vivono nel villaggio adiacente. Eppure, racconta il fotografo, “i greci sono fantastici, a tratti commoventi. Non hanno paura e vivono con le porte di casa aperte. I contadini praticano prezzi bassi per aiutare i profughi”.

La maggioranza dei profughi è composta da siriani, ma sono presenti anche molti afghani, iracheni, kurdi e gli ashari, una minoranza dell’Afghanistan dai tratti simili ai mongoli.
Le leggi e le decisioni europee, le distinzioni tra richiedenti asilo e migranti economici rischiano di creare una gerarchia della disperazione, sancendo differenze tra chi può entrare in Europa e chi no.

Tra i profughi tante storie diverse. C’è chi vuole ricongiurgersi ai propri cari, che già vivono in Europa e chi è partito all’avventura per trovare una situazione economica stabile.
L’accordo con la Turchia rappresenta uno spauracchio che le persone tentano di rimuovere dal ventaglio delle prospettive, anche se proprio a Idomeni c’è chi si è dato fuoco di fronte a questa ipotesi.

La stasi al confine, racconta Taddeo, assume due facce. Sul versante greco la polizia sembra disinteressata ed annoiata. Sul versante macedone, invece, il governo ha schierato l’esercito in tenuto antisommossa e un dispiegamento di mezzi, tra cui i tank, che evocano la guerra piuttosto che la disperazione di persone che cercano di passare e trovare un futuro.