Cgil, Cisl e Uil chiedono al governo che dia la copertura economica per gli ammortizzatori in deroga; sono più di 40mila i lavoratori che rimarrebbero altrimenti completamente privi di reddito. Venerdì 18 i sindacati organizzeranno presidi davanti a tutte le prefetture della Regione per chiedere che il governo rispetti gli impegni già presi.

Ammortizzatori sociali:  presidio congiunto dei sindacati

“Gli ammortizzatori in generale in Emilia Romagna denotano una crisi che abbiamo ormai da sei anni” afferma Antonio Mattioli, responsabile politiche contrattuali Cgil ER. Nei mesi di gennaio e febbraio 2014 sono state autorizzate dall’Inps più di 12 milioni di ore (12 milioni e 100mila) di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e solo una parte della deroga) alle quali vanno aggiunte circa 4 milioni di ore di cassa in deroga non ancora autorizzate a causa della mancata copertura finanziaria da parte del Governo.

Tra il 31 marzo e l’8 aprile la Regione ha confermato gli accordi del 23 dicembre, che stabilivano il proseguimento degli ammortizzatori in deroga per tutto il 2014. “Gli accordi si stanno facendo – prosegue Mattioli – però il governo non ha ancora emanato il decreto di copertura finanziaria“. Tali finanziamenti erano comunque previsti in finanziaria, che aveva stanziato un miliardo e 600 milioni, ma sia il governo Letta che quello Renzi non sono mai intervenuti a garantire le coperture.

Venerdì 18 aprile i sindacati saranno presenti con un presidio davanti a tutte le prefetture della regione, in vista della mobilitazione nazionale davanti a Palazzo Chigi prevista per maggio. “Se non vengono finanziati gli ammortizzatori – avverte Mattioli – abbiamo, nella nostra regione, 40mila persone che rimangono senza reddito. Abbiamo bisogno di trovare soluzioni per questi lavoratori”.

Le soluzioni prospettate dalla Cgil riguardano non solo le politiche di sostegno al reddito ma piani concreti per il rilancio dell’occupazione. “Negli ultimi 5 anni – conclude – abbiamo fatto gli accordi con la regione per tenere i lavoratori agganciati alle fabbriche, per evitare un trauma sociale insostenibile. Ci stiamo organizzando nel rapporto con Cgil, Cisl e Uil e con le strutture territoriali per dare informativa ai lavoratori, ma anche per creare connessioni perché non rimangano senza tutele, di carattere legislativo, normativo e legale”.

Pietro Gallina