Da Bill Gates alla Gabanelli passando per Bifo. Il dibattito sulla robotizzazione dei processi produttivi investe tutto il mondo. L’espulsione di manodopera causata dei robot viene vissuta come un’opportunità o come una tragedia, specialmente nel conflitto tra capitale e lavoro. Per l’economista Marta Fana il punto è la proprietà dei mezzi di produzione e il potere di decidere cosa produrre.

Un paio di giorni fa la Fondazione Golinelli ha consegnato all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna Marino, un robot pensato per i bimbi malati e ricoverati presso la struttura sanitaria. Il simpatico robottino, spiegano gli sviluppatori del progetto e i medici dell’ospedale, sarebbe di aiuto perché, non avendo sentimenti, lascerebbe i piccoli pazienti più liberi di esprimere paure ed emozioni, mentre gli adulti umani in un qualche modo li condizionano.
I robot, dunque, sono tra di noi e il dibattito che si sta sviluppando a livello mondiale ha un tenore e obiettivi ben diversi rispetto a quelli di Marino.

La società inizia ad interrogarsi sulla robotizzazione dei processi produttivi che comporterebbe, quindi, la sostituzione di lavoratori con le più avanzate invenzioni tecnologiche. Il tema è così nuovo e fuori dalle categorie classiche dell’economia e della politica che genera posizioni inaspettate e trasversali.
Recentemente Bill Gates, alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, ha proposto di tassare i robot, dal momento che la sostituzione dei lavoratori attraverso una nuova ondata di meccanizzazione provocherebbe una mancata fiscalità. In sostanza, i lavoratori pagano le tasse, i robot no.

Quella del patron della Microsoft è una posizione che ha visto contraria la giornalista Milena Gabanelli, che sottolinea come, attraverso la robotizzazione, le aziende farebbero più utili e dunque bisognerebbe tassare quelli. “Se negli anni Ottanta si fosse pensato di tassare i pc e i relativi software, che hanno cancellato dalla faccia della terra milioni di impiegati, lo sviluppo informatico sarebbe stato rallentato“, ha scritto l’ex conduttrice di Report. Sarebbe meglio dunque una tassa a valle che una a monte.

Il tema della robotizzazione e della sostituzione di lavoratori con macchine fu anche un’intuizione del movimento del 1977. In una recente intervista sulle nostre frequenze, uno degli ideologi di quella stagione, Franco “Bifo” Berardi, è tornato sul tema, continuando a sostenere, in sostanza, che la robotizzazione possa essere una straordinaria occasione per liberare l’uomo dalla schiavitù del lavoro e dalla superstizione – così l’ha definita – che ci fa credere che per vivere occorra lavorare.

Ai nostri microfoni, l’economista Marta Fana interviene sull’argomento sottolineando il tema della proprietà del capitale e dei mezzi di produzione. È intorno a questo tema che si giocano le conseguenze dell’espulsione di manodopera dal mercato del lavoro causate dalla tecnologia.
Fana cita il pamphlet di Richard B. Freeman, docente di Harvard, secondo cui “i lavoratori hanno bisogno di possedere capitale piuttosto che affidarsi a politiche di ridistribuzione del reddito di governo“.

“La questione di partenza è che l’applicazione delle macchine non è neutrale – osserva Fana – Con le macchine si possono fare gli F35 o le case antisismiche”. L’espulsione di manodopera, inoltre, incrementerà le diseguaglianze tra chi ha bisogno di lavorare e chi invece possiede il capitale.
Il fulcro della discussione, discriminante per valutare l’impatto positivo o negativo della robotizzazione, è dunque quello di chi possiede i mezzi di produzione, il capitale, e chi può decidere cosa e come produrre.