Domani la mobilitazione nazionale dei ricercatori precari della sanità pubblica. La legge Madia esclude la loro stabilizzazione e il Jobs Act impedisce i contratti co.co.co. 3500 rischiano il posto e la ricerca sanitaria rischia di arenarsi. A Bologna presìdi al Bellaria e al Rizzoli.

Ricercatori sanitari: indetta la mobilitazione

Il destino dei ricercatori precari della sanità pubblica e della ricerca stessa è a rischio. Tutto nasce da un pasticcio incrociato del governo, che da un lato non stabilizza il personale precario da molti anni e dall’altro vieta le forme contrattuali precarie.
Per questo motivo domani, martedì 20 giugno, ci sarà una mobilitazione nazionale dei ricercatori precari che lavorano negli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (Irccs).

A Bologna si terranno due presìdi: uno davanti all’Ospedale Bellaria e uno davanti all’Istituto Rizzoli.
“Solo al Bellaria sono una settantina i ricercatori precari – spiega ai nostri microfoni Barbara Mostacci, neurologa ed esponente del Coordinamento Precari della Ricerca – A rischio è la ricerca stessa perché ricopriamo ruoli e funzioni importanti”.

Se il Jobs Act, già nel 2015, ha eliminato la possibilità di ricorrere a forme contrattuali atipiche, come i co.co.co., il Testo Unico sul Pubblico Impiego approvato di recente, la cosiddetta legge Madia, prevede un piano di stabilizzazione dei precari della Pubblica Amministrazione che però esclude in larga parte i precari della ricerca sanitaria.

Il nodo della precarietà strutturale della ricerca sanitaria è così venuto al pettine: a fine anno i 3500 ricercatori precari che costituiscono la maggioranza del personale impiegato nella ricerca sanitaria pubblica resteranno senza lavoro. Assieme a loro se ne andrà la possibilità di sostenere una ricerca pubblica indipendente e l’eccellenza di cure e servizi degli Irccs in cui lavorano per la ricerca, la prevenzione, la diagnosi e la terapia di malattie gravi, complesse e rare.

La soluzione che la ministra Beatrice Lorenzin prefigurò un anno fa, quella di una piramide della ricerca con una progressiva stabilizzazione dei ricercatori precari, si è arenata con il rinnovo dei contratti precari per il 2017. Un’analoga iniziativa, però, oggi non sarebbe possibile ed ecco che quell’ipotesi ritorna in pista, anche se non entusiasma i lavoratori, dal momento che comporterebbe ancora molti anni di precariato.