180 miliardi di evasione fiscale, organizzati e incoraggiati dalla filiale svizzera della banca Hsbc. 100mila evasori – di cui 7mila italiani – tra vip, politici, narcotrafficanti e terroristi. Le Monde e altre testate pubblicano un’inchiesta scandalo, mentre in Italia si discute di depenalizzare la frode fiscale e in Europa si salvano le banche, ma si nega la rinegoziazione del debito greco.

Il quotidiano francese Le Monde ha anticipato il contenuto di un’indagine che i suoi specialisti hanno compiuto tra Parigi, Washington, Bruxelles e Ginevra, sulle tracce di un vasto sistema di evasione fiscale accettato e incoraggiato dalla banca britannica Hsbc, secondo gruppo bancario mondiale, attraverso la sua filiale svizzera.
Vacillano, secondo il giornale francese che nell’ambito di un consorzio condivide l’inchiesta con una sessantina di media internazionali, i vertici bancari di mezzo mondo.

Si parla di 180,6 miliardi di euro che sarebbero transitati, a Ginevra, sui conti Hsbc di oltre 100mila clienti e di 20mila società offshore, fra il 9 novembre 2006 e il 31 marzo 2007. Un periodo corrispondente a quello della “lista Falciani”,in cui apparivano 7mila nomi italiani tra i quali quello dello stilista Valentino Garavani, Flavio Briatore e Valentino Rossi.
Tra i clienti della filiale di Ginevra si trovano anche trafficanti d’armi e di stupefacenti, finanziatori di organizzazioni terroristiche, uomini politici, star dello show business, campioni dello sport o famosi industriali.

Tutto ciò avviene mentre in Italia si sta discutendo – e probabilmente verrà approvato il prossimo 20 febbraio – il decreto fiscale. La norma più controversa riguarda la depenalizzazione della dichiarazione fraudolenta, ovvero la falsificazione delle dichiarazioni dei redditi o Iva con l’inserimento di elementi passivi fittizi (falsa fatturazione) o con l’alterazione delle scritture contabili. Nel testo attualmente in vigore si prevede che sotto il 3% dell’imponibile la frode fiscale sarebbe stata sanzionata solo a livello amministrativo.

La notizia desta ancora più clamore perché proprio in queste settimane in Europa va in scena il braccio di ferro fra il governo greco e le istituzioni europee sul tema della rinegoziazione del debito. Finora Alexis Tsipras ha ottenuto solo chiusure su una questione che non attiene solamente la situazione del Paese ellenico, ma le politiche dell’Unione per l’uscita dalla crisi economica. I difensori a spada tratta dell’austerity, infatti, sono quelli che hanno varato misure per il salvataggio delle banche appena scoppiò la bolla finanziaria e che oggi si oppongono ad un approccio diverso che possa risolvere l’emergenza umanitaria che l’austerity stessa ha creato.

Nel merito dell’inchiesta sulla Hsbc c’è chi sostiene che le maglie dell’operatività bancaria si prestino ad usi opachi delle transazioni finanziarie. È Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica, che non si dice affatto sorpreso di quanto accaduto.
“La competizione fra le banche – spiega Biggeri ai nostri microfoni – in alcuni casi purtroppo si gioca anche sulla capacità di utilizzare meccanismi del genere. In alcuni casi sono legali e in ogni caso le banche possono trincerarsi dietro il fatto che non compete a loro fare la dichiarazione dei redditi dei propri clienti”.

Eppure, dopo l’inizio della crisi economica e in seguito al salvataggio di alcune banche, c’è un’attenzione crescente, ad esempio, ai temi dell’antiriciclaggio o al controllo della provenienza dei fondi e alcuni strumenti sono stati messi in campo, come quello delle sanzioni.
“Evidentemente – osserva il presidente di Banca Etica – c’è il tema dell’importo delle sanzioni, che non costituiscono un disincentivo se le banche le pagano perché evidentemente guadagnano di più di quanto la multa costringe a pagare“. Inoltre, fa presente Biggeri, non si sono regolati i derivati o le modalità per fare “banca ombra”.

I principali gruppi bancari del mondo, come Bank of America, City Bank o Morgan Stanley, in questi anni hanno pagato complessivamente 200 miliardi di multe. Una cifra pari a numerose finanziarie che lascia il sospetto che il problema finora emerso rappresenti solo la punta di un iceberg.
Del resto, provvedimenti come quello in discussione in Parlamento in Italia, o altri adottati in passato, come lo scudo fiscale, rischiano secondo Biggeri di andare ad incentivare comportamenti che dovrebbero essere disincentivati: “La lotta all’evasione si fa con la certezza della pena”.

“È evidente – sottolinea il presidente di Banca Etica – che la crisi più lunga dal secondo dopoguerra e che è nata dal sistema finanziario non abbia prodotto dei provvedimenti efficaci perché non si ripeta più”. Per Biggeri se non si dividono le banche commerciali da quelle d’affari, se non si mette un limite al proliferare dei derivari, se non si fa una tassa sulle transazioni finanziarie e se non riportano le risorse dai mercati finanziari all’economia reale, il rischio è quello di avere a breve una nuova crisi economica.