Ampia la solidarietà espressa al collettivo Hobo dopo le sanzioni comminate ieri a sei militanti. I fatti contestati si riferiscono ai picchetti organizzati in via Zamboni l’anno scorso per protestare contro le paghe da 2,80 euro l’ora dei lavoratori Coopservice. Ai sei attivisti sono stati chiesti 90mila euro per evitare il carcere. Di un processo a loro carico non c’è notizia. Hobo: “l’università e i candidati rettore prendano posizione”.

Maxi multa per Hobo dopo i picchetti per i lavoratori Coopservice

“È fantascienza giuridica”, mormora qualcuno prima dell’inizio della conferenza stampa convocata al Rettorato a mezzogiorno. 90mila euro di sanzione comminati a sei attivisti di Hobo per aver solidarizzato con i lavoratori Coopservice che un anno fa hanno presidiato Palazzo Paleotti, dove il loro lavoro veniva pagato 2,80 euro l’ora. Forse, si ragiona, colpire direttamente i lavoratori sarebbe stato mediaticamente e giuridicamente più pericoloso. Forse è strategia, e i prossimi saranno proprio i lavoratori in sciopero: “sembrano multe contro i lavoratori”, ragiona Luigi Caporale, Rsu Cub che l’anno scorso ha scioperato contro le paghe da fame di Coopservice.

C’è pure chi fa i conti. 15mila euro, l’importo di ogni singola sanzione, diviso 2,80: fa 5300 e qualcosa. “Ma se non si possono fare i picchetti perchè qualcuno ti sta riducendo alla fame, non si capisce quale sia la logica in questo Paese”, continua Caporale.
Più di ogni cosa, però, ci sono i fatti con cui fare i conti. L’anno scorso, per protestare, i lavoratori di Palazzo Paleotti usarono un nastro di plastica per chiudere simbolicamente un accesso alla struttura. Nessuna barricata, nessun blocco degli accessi, nessuno stop agli scrutini. Viene contestata l’interruzione di pubblico servizio. Trattandosi di uno sciopero, non assicurare il proprio, di servizio, pare il minimo. Forse sbagliamo, in tempi di Jobs Act…

Nel metodo, poi, il capitolo che si apre “ha del grottesco”, ripetono in molti. Torniamo indietro. Lavoratori in sciopero e i collettivi a sostenerli. Si contesta l’interruzione di pubblico servizio – per un nastro di plastica apposto alla porta di uno stabile che ha diverse altre entrate – ai lavoratori, ma non sono loro a essere colpiti. Che non sia auspicabile – nè legittimo – è superfluo dirlo. Ma qui, scusate, è la logica a offendersi.

In tanti, questa mattina, hanno voluto esprimere solidarietà a Hobo e ai lavoratori Coopservice protagonisti di quei picchetti. Antonella Zago del Cub, la campagna #LibertàDiDimora, i Si Cobas, i docenti dell’Unibo Matteuzzi e Meneghelli, gli studenti. A proposito: “anche l’università dovrebbe prendere posizione dopo che ha ammesso che era un contratto da fame”, dichiara ancora Caporale.
A pochi giorni dal cambio d’ufficio in rettorato, richieste precise arrivano anche ai quattro candidati: “prendano posizione contro queste misure”. A dirlo sono stati praticamente tutti.

Abbiamo poco tempo. Lasciamo l’ultima parola a Caporale: “la magistratura, invece di andare a colpire i lavoratori e i collettivi perchè si sono ribellati, avrebbe dovuto cercare di capire cosa ci fosse sotto quell’appalto”. Invece, conclude, “indagano dove vogliono loro”. Caporale ricorda pure come quei contratti da 2,80 euro l’ora furono “firmati da Cgil e Lega delle Cooperative del ministro Poletti”. Adesso il quadro è completo. E il tempo è scaduto.