La Grecia si prepara alle elezioni anticipate tra il “vecchio” e il “nuovo” Tsipras. L’ex premier può vincere, ma le probabilità di governare da solo sono bassissime. Nea Demokratia tenta l’exploit ma resta pronta a un governo di “larghe intese”. Per “Unità Popolare” vincere significa superare lo sbarramento.

La vittoria di Tsipras, le serrate trattative a Bruxelles, poi il referendum e, ora, di nuovo le urne: la Grecia si trascina stancamente verso delle elezioni anticipate dal risultato incertissimo. Certamente sarà lotta all’ultimo “voto” tra la Syriza del “nuovo” Tsipras – l’ex premier dopo aver accettato il terzo memorandum ha perso un po’ di smalto – e Nea Demokratia che, stando a più rilevazioni, recentemente è diventata “primo partito”.

Il dato è rilevante, innanzitutto, perché dimostra come l’elettorato greco abbia (quasi) definitivamente abbandonato le speranze in “un’altra Europa”. Questa è la quinta votazione di rilievo nazionale in sei anni: non un passo avanti significativo è stato fatto per risolvere la crisi economica (ed esistenziale) che continua ad attanagliare il paese. All’euforia che aveva accompagnato l’ultima vittoria della sinistra “radicale”, insomma, si è sostituito un sostanziale “disincanto”.

Dopo aver accettato gli 86 miliardi di aiuti economici, che Syiriza se la giochi ancora per vincere, per molti è un miracolo. Per altri, invece, è un segno che indica come la “piccola” Grecia può ancora farcela a riprendersi, a contrastare le politiche economiche che l’hanno portata sull’orlo del baratro. Eppure, la retorica, al momento, “vincente” di Nea Demokratia gira proprio intorno a questo punto: “noi ve l’avevamo detto”, davvero volete commettere lo stesso errore due volte?

In questo scenario, si intromette come (non si sa ancora quanto) “scomodo” outsider il partito formato dagli eredi della Syriza che fu. Infatti, lo spirito battagliero del “vecchio” Tsipras ha ultimamente assunto le sembianze dell’ex ministro dell’Energia Panagiotis Lazafanis. Insieme a 25 ex deputati di Syriza proverà l’assalto al cielo in nome di coloro che hanno votato “no” all’ultimo referendum. Per “Unità Popolare”, d’altro canto, sarebbe già un successo entrare nel Parlamento di una Grecia condannata al governo di “unità nazionale” e, soprattutto, all’austerità.

Guglielmo Sano