Ore decisivo per il premier Enrico Letta, presentatosi oggi in Senato per chiedere la fiducia al suo governo. Divenuta una certezza la fronda interna al Pdl, Berlusconi ha scelto di dare il suo sotegno a Letta.

Fiducia al Governo: obiettivo 2015

Erano 23 nomi, scritti a penna su un foglio bianco, la testimonianza visiva più evidente dello strappo nel Popolo delle LIbertà. Questa volta, sembrava proprio che gli ordini di scuderia non avessero funzionato. Il No compatto alla fiducia, rilanciato a più riprese dall’ex premier Berlusconi, non aveva sortito gli effetti desiderati. Nomi importanti, come quelli di Formigoni, Lupi e Quagliariello sono presenti in quella lista, che era già stata definita, nei giorni scorsi, la “lista dei traditori”. L’ipotesi di un gruppo autonomo non era più così lontana. Lo ammetteva Roberto Formigoni: “Noi voteremo sì alla fiducia. Abbiamo invocato sempre che il Pdl si ispirasse ai valori del PPE. L’orizzonte del governo deve essere il 2015. Il nuovo gruppo si chiamerà “I Popolari”.

Nelle ultime ore, tra un Berlusconi possibilista sul Sì, e ipotesi di Aventino, la linea del Pdl era quantomeno incerta. Lo testimonia un biglietto, resoconto della riunione del Pdl sulla fiducia, consegnato da Alfano al premier Letta, dal quale risulterebbe che 32 senatori avrebbero votato no alla fiducia contro 25 sì, e 24 non presenti. Berlusconi intanto, presente in aula, aveva stoppato ogni ipotesi di uscita dall’Aula, ribadendo il No, del Pdl alla fiducia.

Dal canto suo, il premier Letta, nel suo discorso, rivendicava il lavoro del suo esecutivo, ammonendo circa le drammatiche conseguenze dell’instabilità politica nell’attuale contesto economico. “L’Italia -aveva detto Letta- corre un rischio fatale”.

Incassate dal governo la fiducia di Scelta Civica e la sfiducia  di Lega e M5S, per il Pdl, a sorpresa, ha parlato Berlusconi, al posto del capogruppo Schifani. “Il governo delle larghe intese è stato da noi fortemente voluto. -ha esordito- Abbiamo fatto tutto quanto era nelle nostre possibilità con la speranza che potesse cambiare il clima nostro paese, che si arrivasse ad una pacificazione. Continuiamo a coltivare questa speranza. L’Italia ha bisogno di un governo che possa produrre le riforme. Non senza travaglio -ha concluso Berlusconi- abbiamo deciso di dare la fiducia a questo governo”.

Il governo dunque, sopravvive, e la fronda dei 23 viene, almeno per adesso, riassorbita.