Durante la nevicata di lunedì Riders Union Bologna ha lanciato la protesta “Una pizza non vale il rischio: mai più consegne senza diritti”. Ma sotto le Due Torri sta per arrivare Glovo, la piattaforma di cui si avvale Mc Donald’s, che estende il delivery dal cibo a qualsiasi cosa. E usa i fattorini come “freelance”.

Glovo e Riders Union: Il commento di Marta Fana.

Sbarca a Bologna Glovo. Un’app, nata dalla startup spagnola Giovoapp23 S.L., che si occupa della consegna a domicilio per uno svariato genere di prodotti e permette addirittura di scegliere dove acquistarli. In Italia è presente già a Milano, Roma, Palermo e Catania e il suo mercato si sta espandendo in altre città. Il servizio di “anything delivery” promette ai suoi clienti di esaudire “qualsiasi desiderio” nel giro di un’ora al massimo, come se fosse il Genio di Aladdin: dal ritirare vestiti in tintoria alla consegna della cena presso il ristorante preferito. Come Mc Donald’s, che con la piattaforma ha stretto un accordo. Una sorta di tuttofare mentre si sta comodamente a casa, il cui prezzo può variare da 0 a 4.90 più il costo dell’acquisto, si legge sul sito.

Diventare un glover, più comunemente fattorino, è semplice: basta possedere uno smartphone e un mezzo, bici, automobile, motorino, non importa e scegliere quando essere disponibili. Il servizio è attivo dalle 8 a mezzanotte, comprese domeniche e festivi. Una bazza? No. Dietro la narrazione della gig economy, del “tutte e tutti possono diventare dei glover”, sulla falsariga degli altri servizi di delivery, e guadagnare fino a 10 euro l’ora, si cela l’assenza di tutele lavorative.

La gig economy s’insinua nello sfacelo del mercato lavorativo e promette guadagno, richiedendo in cambio efficienza e flessibilità. Salvo poi non assicurare nessuna tutela lavorativa, poiché non esistono contratti. È un lavoro autonomo quello offerto, anche se l’economia on demand dei lavoretti sta occupando il 40% del mercato italiano e per molti diventa il mezzo di sostentamento.

In Catalogna ci sono già state rivendicazioni dai parte dei glovers in tema di sicurezza e guadagno, tant’è che si è creata una piattaforma Riders x Derechos. Dopo le proteste di Torino e Milano per evidenziare l’assenza dei diritti lavorativi dei riders, anche a Bologna, si è creato un gruppo informale di lavoratrici e lavoratori, Riders Union Bologna, che si sono rifiutati di fare consegne a causa dell’inagibilità di alcune strade imbiancate dalla neve e, dato che non sono garantite tutele per infortuni e malattie, hanno costretto alcuni grandi servizi di food delivery a sospendere il servizio.

Il bisogno di regolamentare queste nuove forme di lavoro è urgente: domani in Svezia al summit dei diritti sociali si discuterà anche di questo. Di fronte alla precarizzazione e al cambiamento dei lavori ai tempi della new economy servono strumenti altrettanto rapidi e che sappiano cogliere le nuove modalità. La richiesta è alquanto chiara: il lavoro va tutelato!

Alina Dambrosio

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